
PREFAZIONE
Questo è quello che ho fatto. Mi sono ricordato di un aneddoto che ho letto non ricordo più dove. Raccontava di come l’omicidio di Kennedy fosse stato trasmesso così tante volte alla tv che le prime reazioni furono di assoluto sgomento e paura, ma a furia di rivedere le stesse immagini, poi si riusciva comodamente a commentare cose del tipo: “però, che bella macchina aveva Kennedy”… e non è certo il tipo di commento appropriato alle immagini di un uomo come Kennedy che viene ucciso.
Allora cosa ho fatto? Ho letto e riletto il primo capitolo del libro di Kiyosaki “Padre Ricco, Padre Povero” almeno una decina di volte; ancora e ancora e ancora, inseguendo il pensiero – o meglio: la sensazione – che c'era qualcosa che mi sfuggiva. Ed ecco cosa ho trovato!
Dal libro: “Padre Ricco, Padre Povero”:
LA PROATTIVITA’
Un lavoro è la soluzione a breve termine di un problema a lungo termine. La maggior parte delle persone ha in mente una sola questione, questa sì a breve termine: il mutuo o l’affitto da pagare alla fine del mese. Adesso è il denaro che manovra la loro vita, o meglio, la paura e l’ignoranza in materia di economia. Allora si comportano come hanno fatto i loro genitori: alzarsi presto tutti i giorni e andare a lavorare per denaro, senza neanche avere il tempo di dire: “C’è un’altra possibilità?”. Sono le emozioni a controllare i pensieri ora, non più la ragione. Scegliendo quello cui pensare invece di reagire con le emozioni (essendo proattivi), invece di alzarsi e andare a lavorare per risolvere i problemi solo perché la paura di non avere il denaro per pagare i debiti ti sta sgomentando. Pensare e prendersi il tempo di fare a se stessi una domanda: lavorare più duramente è la migliore soluzione al problema? Scegli i tuoi pensieri. Occorre imparare ad usare le emozioni per pensare e non pensare con le emozioni.
Dal libro: “Padre Ricco, Padre Povero”:
IL DENARO E’ REALMENTE FINTO.
E’ l’ignoranza sulle questioni finanziarie che causa tanta avarizia e paura. Lasciatemi fare qualche esempio: un dottore vuole più denaro per provvedere meglio alla sua famiglia e alza gli onorari. Con questo aumento diventa più costoso per tutti aver cura della salute. E siccome i dottori hanno aumentato il loro onorario anche gli avvocati aumentano il loro, e come gli onorari degli avvocati sono aumentati, pure gli insegnanti vogliono un aumento, tutto questo aumenterà le nostre tasse, e così in un vortice senza fine. Presto si avrà una spaccatura terribile tra ricchi e poveri cui seguirà il caos.
In una società istruita e ben gestita i prezzi dovrebbero scendere. I prezzi salgono a causa dell’avarizia e della paura scaturite dall’ignoranza, se nelle scuole insegnassero economia e finanza, circolerebbe più denaro e i prezzi sarebbero più bassi, ma le scuole si focalizzano a preparare le persone a lavorare per denaro e non a come approfittare del potere del denaro.
Negli Stati Uniti ogni biglietto da 1 dollaro era un attestato d’argento. Ma quello che preoccupava padre ricco era sentire che un giorno saremmo usciti da quello standard dorato e i nostri dollari non sarebbero più stati certificati d’argento. “Quando questo accadrà, ragazzi miei, tutto sarà andato al diavolo. I poveri, la classe media e gli sprovveduti avranno la vita rovinata semplicemente perché continuano a credere che tocca alle aziende per le quali lavorano, o al governo, prendersi cura di loro”.
Dal libro: “Padre Ricco, Padre Povero”:
LA BIBBLIOTECA DEI FUMETTI
Era proprio dura da accettare l’idea di non avere neanche i 30 centesimi per comprare i miei fumetti preferiti. Improvvisamente, mentre la signora Martin ci salutava, mi colpì quello che stava facendo: non lo avevo mai visto fare. Voglio dire, l’avevo visto, ma non lo avevo mai considerato. (Opportunità!)
La signora Martin stava strappando via le copertine dalle riviste di fumetti. Tratteneva la copertina e buttava la rivista dentro una grande scatola. Quando le chiesi cosa faceva con quelle riviste disse: “Le butto, restituisco la copertina al distributore come credito per quando consegnerà nuovi fumetti”. Quando arrivò il distributore gli chiesi se potevamo prendere le riviste. Al che rispose: “Le potete prendere solo se lavorate per questo negozio e se non le rivendete”.
Presto la nostra raccolta di fumetti divenne una biblioteca che fu aperta al pubblico. Facemmo un patto con la sorella di Mike perché fosse lei a gestire la biblioteca. Avrebbe guadagnato 10 centesimi per ogni associato. Per circa 3 mesi ci siamo divisi 9 dollari e 50 centesimi a settimana. Pagavamo a sua sorella 1 dollaro a settimana. Pensammo anche di aprire una succursale, ma non trovammo nessuno di cui poterci fidare tanto quanto la sorella di Mike. Così giovani e già ci rendevamo conto di quanto era difficile trovare dei buoni impiegati.
Avevamo imparato come il denaro lavorava per noi. Poiché non eravamo pagati fummo obbligati ad usare la nostra inventiva per individuare un’opportunità per fare soldi. La nostra prima attività ci consentiva di controllare le nostre finanze senza dipendere da un impiego. L’aspetto più interessante era che la nostra attività generava soldi per noi, anche quando non eravamo presenti fisicamente. Il nostro denaro lavorava per noi.
Ed ecco la mia idea: tieni presente quanto dice Kiyosaki e questi altri tre pensieri:
1 - "Chi non lavora non mangi" (diceva il Profeta Muhammad, saas). E vedi anche La Scrittura, 2 Tessalonicesi 3:10
καὶ γὰρ ὅτε ἦμεν πρὸς ὑμᾶς, τοῦτο παρηγγέλλομεν ὑμῖν· ὅτι εἴ τις οὐ θέλει ἐργάζεσθαι, μηδὲ ἐσθιέτω.
kaì gàr hóte ḗmen pròs hymâs, toûto parēngéllomen hymin· hóti eí tis ou thélei ergázesthai, mēdè esthiétō.
“Infatti anche quando eravamo presso di voi, vi comandavamo questo: se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi.”
2 - Quello che diceva Gesù (as): “Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, per ché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno basta la sua pena”.
[La Scrittura, Buona Notizia secondo Matteo 6,24-34]
3 - Abitudine numero due: Pensa a cominciare dalla fine. (diceva Stephen Covey).
Adesso, metti insieme il tutto: Kiyosaki, Muhammad (saas), Gesù (as) e Covey. E considera le seguenti cose:
Il "povero" lavora per il denaro che gli serve per vivere all'interno della società, e crede che l'azienda ed il governo dovrebbero provvedere e salvaguardare le sue necessità: cure mediche, distribuzione e presenza dei prodotti necessari, abitazione e servizi (raccolta spazzatura, luce, gas, acqua potabile, internet e telefoni). Secondo Kiyosaki, il "povero" crede questo perché ha paura ed è ignorante delle cose in materia di economia e finanza. Il "ricco" istruito in economia e finanza ha le stesse paure del povero ma usa la ragione invece che le emozioni (è proattivo): istruito in economia e finanza, cerca un modo affinché invece di lavorare per i soldi, siano i soldi a lavorare per lui. Ma "questi soldi che lavorano per lui" sono sempre calcolati all'interno del sistema economico attuale!!!
Per stessa ammissione del "papà ricco" un'economia ben gestita vedrebbe i prezzi scendere sempre di più (e non in continua crescita come nell'economia moderna).
Quindi, l'economia attuale è mal gestita, però è all'interno di questa economia che il "ricco" cerca e trova il modo di far lavorare il denaro per lui (“approfitta del potere del denaro”). Il racconto della biblioteca dei fumetti ci mostra come questo "far lavorare i soldi per noi" sia distruttivo tanto quanto "lavorare per il denaro". Per cominciare, si vede come il "consumismo" sia sordo e cieco alle necessità della società: nonostante ci siano centinaia e centinaia di bambini che desidererebbero leggere quei fumetti, quelli non venduti vengono buttati.
Potremmo immaginare un mondo dove il non venduto viene "donato" invece che "buttato"? Non all'interno dell'attuale economia, perché questa è basata sul "libero mercato" e quindi se il non venduto fosse donato, io non comprerei ma attenderei la "scadenza del periodo di vendita" per avere il bene in donazione gratuita!
Altro punto: Kiyosaki ed il suo socio guadagnavano e si dividevano 9 dollari e 50 centesimi a settimana ma pagavano la sorella "dipendete/povera" solo 1 dollaro a settimana (50 centesimi a testa, con un guadagno netto di 4 dollari a settimana, meno le 3 ore di lavoro gratis al negozio, con le quali "pagavano" i fumetti). Potevano "pagare" la sorella "impiegata/povera" di più invece che con il "minimo sindacale"? Certamente dedotti i "costi di esercizio"... Ma non avevano costi di esercizio! 9 dollari e 50 centesimi diviso 3 uguale 3 dollari e 10 centesimi a testa con 20 centesimi di resto da mettere in un fondo cassa da dividere in tre ogni 3 settimane al raggiungimento della cifra di 60 centesimi (altri 20 centesimi a testa). Cioè ogni tre settimane il dividendo dei profitti sarebbe stato di 3 dollari e 30 centesimi. Eppure Kiyosaki ammette che “svegliarsi nel cuore della notte atterrito dall’incubo dei debiti da pagare è un modo di vivere orribile”… questo pensiero però non gli ha impedito di pagare la sorella di Mike solamente 1 dollaro a settimana.
Perché non è successo? Voglio dire, perché il pensiero del “padre ricco” sembra molto, ma molto “egoista”, del tipo “mors tua vita mea”? Voglio dire, se "pensiamo a cominciare dalla fine" e immaginiamo che tutti - e dico "tutti" e quindi anche la sorella "impiegata/povera" - facessimo lo stesso ragionamento del "padre ricco" non ci sarebbe nessuno a "gestire la biblioteca dei fumetti"!
Infatti Kiyosaki ammette che già a 9 anni comprendeva quanto sia "difficile trovare impiegati bravi" cioè onesti e leali. Ma questi "impiegati bravi" devono avere una mentalità da "padre povero" altrimenti li devi pagare 3 dollari e 10 centesimi alla settimana! Non possiamo essere tutti imprenditori! Qualcuno deve pur lavorare nel senso biblico del termine (cioè “con il sudore”)!
In definitiva mi sembra che il successo di libri come questo sia dovuto all'avverarsi della profezia presente nella Seconda Lettera a Timoteo, capitolo 3, versi 1-5: "Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!"
E non puoi amare Dio e mammona nello stesso tempo!Voglio dire: il Kiyosaki di 9 anni poteva benissimo mettere a disposizione di tutti gli altri bambini i fumetti "gratis" nella sua biblioteca, come "gratis" li aveva ricevuti... E semmai c'era qualcuno o qualcosa da pagare era solo la sorella "impiegata/povera". Lei “lavorava” due ore al giorno! E poi, dai! La differenza tra 3 dollari e 10 centesimi e 4 dollari è solamente di 90 centesimi: Kiyosaki piccolo non poteva togliersi dalla tasca 90 centesimi per la sorella “impiegata/povera”?! Se non è essere “amanti del denaro” questo…
La mia idea adesso è questa: è necessario rivedere i concetti di base dell'economia e della finanza. Perché le “persone istruite” nell’economia e finanza di oggi riescono solamente ad essere egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, ribelli ai genitori (infatti Kiyosaki scelse di seguire il “padre ricco” non quello “povero” che era il suo vero padre!), ingrati (basta pensare allo stipendio della sorella di Mike!), senza amore, sleali, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore.
Il denaro (la moneta) oramai non obbedisce più al gold standard o a nessun altro tipo di parametro. Le Banche Centrali utilizzano "criteri elettronici" per rifornire i loro depositi e le altre banche, e stampano i quantitativi di moneta sufficienti alla circolazione del contante richiesto (vedi anche la bella favola de “La Casa di Carta”). Una banca può avere 1.000.000 di euro in conto deposito "elettronico" ma solamente 25.000 in contanti (per soddisfare le richieste da sportello o bancomat): i rimanenti 975.000 euro sono soldi "virtuali, elettronici", sono solo numeri scritti su qualche software in un computer. NON SONO SOLDI VERI. Avendo raggiunto il punto dove l'economia non è più basata sul possesso di oro e argento delle nazioni, adesso possiamo riscrivere le regole per il "nuovo mondo".
Il "prezzo" di un bene economico (materiale o servizio) non ha più motivo di esistere. O meglio: il "prezzo" deve divenire la "quota di lavoro" da svolgere in società, per la società. Non abbiamo più bisogno dei "soldi", non esistono d'altronde già più, sono "virtuali, elettronici".
Mi spiego. Immagina un mondo dove tutti sono in possesso di una "card" che attesti il loro effettivo lavoro (come gli attuali badge aziendali) e che questa "card" sia come un lasciapassare per gli acquisti. Hai lavorato? Hai fatto la tua parte per la società? Adesso puoi "acquistare" quello che vuoi e che ti serve. Ne hai già pagato "il prezzo". Le aziende, gli ospedali, chiunque, non soffrirebbe più carenze di personale, perché tutti devono lavorare e possono essere "assunti" perché l'obbligo sulle aziende non sarebbe più quello di corrispondere un "salario" ricavato dalle vendite, ma di accertare l'effettivo e avvenuto "contributo lavorativo" della persona, e ricaricare di conseguenza la "card per gli acquisti".
In un mondo simile c'è spazio per i ladri ed i furbi? Certamente. C'è anche spazio per una forza di polizia e guardia di finanza SENZA DIFFICOLTÀ DI CARENZA DI PERSONALE e/o turni massacranti. In un mondo simile non avrebbe neanche tanto senso la "corruzione" perché i beni ed i servizi sono disponibili per chiunque abbia prestato "lavoro".
Come organizzarsi lo si può studiare più in dettaglio piano piano. Non so... Un mese di lavoro è pari alla carica della card per il mese successivo. E se non lavori il mese successivo la tua card non ti permetterà di acquistare niente il mese dopo. Questo nuovo mondo prevede la piena occupazione, ogni individuo deve lavorare. Può anche lavorare un solo individuo per nucleo familiare non importa, ma se in quella casa vogliono mangiare e/o andare in vacanza almeno uno di loro dovrà lavorare. I "consumi" saliranno alle stelle e se la gente non va a lavorare la "produzione" si fermerà. Se vuoi trovare da mangiare sugli scaffali dei supermercati, ti conviene “andare a lavorare”!
"Andare a lavorare" sarà comunque diverso da quello che si intende oggi. Una volta che ogni singolo ospedale - per esempio - avrà assunto i 70 infermieri e i 52 dottori che mancano cronicamente all'appello, per garantire la piena occupazione si materializzerà la famosa "settimana corta" (due o tre giorni di lavoro a turno potrebbero essere sufficienti). Le squadre di pulizia nelle città potrebbero essere formate da centinaia o forse migliaia di persone... Le città sarebbero pulite. Esisterebbe ancora il "merito dello studio" perché per fare certi lavori più "comodi" (che non sia raccogliere la spazzatura dalla strada) è necessario per forza di cose studiare.
Non esisterebbe più l'età pensionabile: "chi non lavora non mangi!", diceva il Profeta (saas), ma certamente ci sono moltissimi lavori che possono essere eseguiti anche a 98 anni di età! Non ci sarebbe più neanche spazio per una "produzione di bassa qualità"... Nessuno la preleverebbe dagli scaffali!
Quello che insegnano Robert Kiyosaki, Anthony Robbins, Massimiliano Acerra, Napoleon Hill, George Samuel Clason, Dean Graziosi e chissà quanti altri sul “potere del denaro” e l’economia e la finanza in generale – pur motivati, forse, dalle migliori intenzioni – è profondamente sbagliato. Sono tutti pensieri, che nascono lontano dal ricordo di Dio, dettati dalla paura e dall’obbedienza a mammona. Sono pensieri “furbi” sull’economia e sulla finanza per come esistono oggi.
Ma l’economia e la finanza, per come esistono oggi, sono opera del Diavolo che ha convinto quasi tutti che i “soldi” hanno “potere”. Sia che tu sia povero che tu sia ricco, il pensiero dei soldi ostacola ogni altro tuo pensiero caritatevole, di beneficenza e di aiuto reciproco.
Ma noi siamo sulla terra, e facciamo l’esperienza della vita terrena solo per adorare Dio, non mammona. E l’insegnamento di Dio, per come ci è pervenuto dai profeti è totalmente diverso da quello professato dai guru del denaro e del “diventa ricco”! Pensa alle parole di Gesù (as): di cosa ti preoccupi? Dio sa cosa ti serve. E pensa anche al profondo significato della storia che è raccontata come il “miracolo” della distribuzione dei pani e dei pesci.
La chiesa spiega che i pani ed i pesci si sono “moltiplicati” per la potenza di Dio all’interno dei cesti. Ma se ci pensi bene (e leggi e rileggi il racconto centinaia di volte, così vedi anche com’è bella la macchina su cui Kennedy morì!) vedrai che il “miracolo” è stato che “mettendo insieme tutti i pani ed i pesci che c’erano nelle ceste delle persone”, poterono mangiare tutti e anzi ne avanzarono! E’ quello il “miracolo”! La condivisione, la beneficenza: i beni ed i servizi “condivisi”, “distribuiti”, “gratuiti” per come immagino il nuovo mondo. Il “miracolo” è la “condivisione” e la “cooperazione”.
Il suo prezzo? Il tuo contributo sociale (la tua parte di pesci che non tieni per te nella tua cesta!).
Detto questo lascia che ti introduca a maggiori dettagli per spiegarti meglio cosa intendo con le parole: Nuova Economia.

L’ABBONDANZA
In un normale testo di Economia si leggono le seguenti affermazioni:
La parola economia deriva dalla parola greca “oikonomia” che significa “amministrazione delle cose domestiche e delle cose della famiglia”
La famiglia, come la società, deve prendere delle decisioni:
– Chi lavora?
– Quali e quanti beni devono essere prodotti?
– Quali risorse devono essere utilizzate nella
produzione?
– A quale prezzo i beni devono essere venduti?
Le risposte a queste domande determinano la qualità della vita sul pianeta terra.
Chi lavora?
Nell’economia attuale lavora chi trova un impiego – e accetta il salario offerto - e chi riesce in un’attività imprenditoriale e lavora perché ha creato “lavoro”.
Nella nuova economia lavorano tutti, o almeno uno per nucleo familiare.
Quali e quanti beni devono essere prodotti?
Nell’economia attuale vengono prodotti solamente i beni per i quali esiste un “mercato”.
Nella nuova economia vengono prodotti tutti i beni di cui si evidenzia una necessità, utilità o bisogno.
Quali risorse devono essere utilizzate nella produzione?
Nell’economia attuale le risorse che vengono utilizzate sono quelle che rispondono meglio ad un’analisi dei costi basata sui prezzi da pagare per procurarsi queste risorse e sui costi di produzione e distribuzione dei prodotti finiti (o servizi resi).
Nella nuova economia vengono utilizzate le risorse più idonee per qualità, durata e producibilità.
A quale prezzo i beni devono essere venduti?
Nell’economia attuale i beni sono venduti a qualsiasi prezzo che garantisca il loro miglior posizionamento sul mercato e un sempre crescente utile (guadagno) per il titolare della loro produzione.
Nella nuova economia il prezzo da pagare è il proprio contributo produttivo in società, di qualunque genere esso sia.
Si legge ancora nei normali testi di economia:
Le decisioni (cosa si produce e quanto, come, con quali risorse, per chi e a quali prezzi) avvengono in presenza di scarsità.
Scarsità…dipende dal fatto che la società dispone di risorse limitate e non può produrre tutti i beni ed i servizi che le persone desidererebbero.
L'economia, quindi, studia come gli individui e la società gestiscono le proprie risorse scarse.
In presenza di scarsità?! La società dispone di risorse abbondanti ed è possibile produrre tutti i beni ed i servizi che desideriamo, ma “l’economia studia come gestire le proprie risorse scarse”.
E’ questa la menzogna sulla quale l’intero sistema economico è costruito. Le risorse di cui disponiamo sono abbondanti, non scarse. Chi ha detto che le “risorse sono scarse”? Nei testi di economia attuale è una frase che viene considerata come se non avesse bisogno di essere spiegata, come se fosse chiaro e lampante che è così. Visto e considerato lo spreco di risorse su scala mondiale a me sembra proprio il contrario. Ne abbiamo così tante di “risorse” che ci ritroviamo come dopo la distribuzione dei pani e dei pesci ai tempi di Gesù (as), cioè con ceste e ceste piene di pani e di pesci dopo che abbiamo mangiato tutti… e puntualmente buttiamo via tutto; però il nostro attuale sistema economico è costruito sull’idea della scarsità. Terribile, nefasta idea!
Con il termine mindset si fa riferimento allo stato mentale abituale di un individuo.
Il mindset o mentalità è l’insieme di modi particolari di concepire, intendere, sentire e giudicare le cose e la realtà. È composto da convinzioni e credenze del singolo, del gruppo e anche della società nella quale si vive.
Il mindset, oltre che essere l’insieme di ciò che pensiamo e crediamo (di noi stessi, degli altri, del mondo, ecc.), influisce sulle azioni o reazioni di ognuno rispetto a se stesso, alla vita e alle varie situazione e relazioni che possono esserci.
Il primo ad aver introdotto il termine mentalità di abbondanza è stato Stephen Covey nel suo libro “The Seven Habits of Highly Effective People” – “Le 7 abitudini delle persone altamente efficaci” (1998).
Covey ha definito il termine semplicemente come “un concetto in cui una persona crede che ci siano abbastanza risorse e successi da condividere con gli altri”.
Lo ha contrapposto alla mentalità della scarsità “Scarsity mentality” (concorrenza distruttiva e non necessaria) che si basa sull’idea che, se qualcun altro vince o ha successo in una data situazione, significa che c’è qualcuno che perde. Questo tipo di mentalità limita se non addirittura annulla la possibilità che tutti possano vincere o che ci possa essere spazio per tutti.
Una mentalità di scarsità si poggia principalmente sulla paura. Paura di non essere o fare abbastanza; paura di non avere abbastanza tempo, denaro, risorse, possibilità. Paura di vivere la propria vita e le relazioni con essa al 100%.
Al contrario, una mentalità di abbondanza poggia sulla fiducia e sull’amore. Fiducia che possano esserci più delle risorse necessarie; fiducia che possano esserci possibilità per tutti, a prescindere dalle circostanze esterne. Questo tipo di mentalità rifiuta la nozione di giochi a somma zero (se uno guadagna, perde un altro); è in grado di celebrare il successo degli altri, piuttosto che sentirsi minacciati da essi.
Inoltre Covey sostiene che la mentalità dell’abbondanza nasce dall’avere un’elevata autostima e sicurezza di sé, dal prendersi il 100% delle responsabilità di ciò che è in proprio potere e allo stesso tempo è portata alla condivisione di ciò che si possiede, in quando appunto non è dando qualcosa a qualcun altro che si toglie a se stessi.
La condivisione infatti porta maggior espansione e allo stesso tempo anche attrazione di altre cose belle nella propria vita.
Se una “mentalità dell’abbondanza” caratterizza l’essere umano “efficiente”, proiettato verso il sempre più mutevole futuro e capace di gestirlo, perché gli stessi principi non dovrebbero funzionare per un’economia mondiale, nazionale, locale e familiare più efficiente e ben gestita? La vera sfida non è, comunque, nel riuscire ad adottare una mentalità dell’abbondanza ma nel fatto che nella maggior parte delle società moderne la gestione delle risorse non è decisa da un “pianificato centrale”, ma attraverso l'azione combinata di milioni di individui e di imprese.
Se a favore della nuova economia per come la si intenderà in questo libro, sarei anche favorevole a supportare l’idea – che allo stato attuale è percepita come “complottista” – di un governo mondiale centrale! Ma anche le varie nazioni e ogni famiglia e ogni singolo individuo possono abbracciare l’idea di un’economia fondata sul principio dell’abbondanza a sfavore dell’attuale economia fondata sul principio della scarsità senza avere la diretta necessità di un “pianificatore centrale” mondiale.
E’ certo che se, per esempio, in Italia si adottasse la nuova concezione di “prezzo” per come è stata abbozzata or ora, il “commercio” con tutte le altre nazioni del mondo sarebbe – o potrebbe – essere difficoltoso; se i produttori di petrolio vogliono essere pagati con il “denaro” per come è concepito nella vecchia economia, la benzina per far funzionare le macchine in Italia – che sarebbe erogata al “prezzo” del lavoro svolto come “contributo sociale” – come si potrà produrre?
Se si ovvierà a questa difficoltà utilizzando solo auto elettriche, comunque sia, come si potrà produrre l’energia elettrica se sarà necessario “pagare con il vecchio denaro” le materie prime necessarie per produrre elettricità?
Gli step necessari verso il cambiamento di rotta (dall’economia attuale verso l’economia dell’abbondanza) dovranno essere pianificati con cura.
Per il momento possiamo cominciare a vedere quali sarebbero le caratteristiche di questa nuova economia.
Gli economisti studiano: le decisioni individuali, l’interazione tra individui, forze e tendenze che influenzano l'economia e cercano di capire: come gli individui decidono (lavoro, consumo, risparmio), come interagiscono (mercati e prezzi), come si formano le tendenze (andamento del reddito medio, dei prezzi, dell'occupazione…). L’economia è venduta come “scienza” ma assomiglia molto di più ad un’ “arte” intrisa di “psicologia”.
Storicamente si è sempre visto e considerato due estremi possibili di ogni concezione economica; uno comunista-statale e l’altro individualista-liberista.
Possiamo raffigurarci un sistema economico di tipo comunista puro, come segue. In relazione alla disponibilità dei mezzi originari di produzione e alle conoscenze tecniche possedute, lo Stato (o comunque un’autorità centrale) determina quali bisogni individuali – e in che misura – possano e debbano essere soddisfatti, e quali bisogni collettivi; e quindi quali e quanti beni di consumo occorrano nell’unità di tempo per soddisfarli. I mezzi originari di produzione sono quindi destinati dallo Stato ai singoli rami di produzione, in modo da ottenere appunto, nell’unità di tempo, la voluta corrente di beni di consumo. Questi sono distribuiti fra i singoli individui secondo il criterio che lo Stato giudica giusto (per esempio: in parti uguali fra tutti, o secondo il lavoro prestato da ciascuno, o secondo i bisogni rilevati, ecc).
In sostanza, la scelta di quel modo di impiego dei mezzi di produzione che assicura l’appagamento dei bisogni giudicato, fra i molti possibili, più soddisfacente, è fatta dallo Stato, cioè da quelle persone che sono rivestite, qualunque sia il meccanismo col quale ne sono rivestite, dei poteri di governo. Sono esse i soggetti delle scelte economiche: queste sono determinate dai loro impulsi e fini.
Anche il giudizio relativo alla distribuzione nel tempo dell’appagamento dei bisogni – se cioè convenga in un certo periodo contrarlo, per assicurarne uno migliore in un periodo di tempo successivo – spetta allo Stato. Alcune nazioni sulla terra hanno seguito in grande stile questo criterio: hanno destinato larga parte dei mezzi originari di produzione disponibili (lavoro, ecc) a costruire strade, canali, macchine, impianti industriali, ecc, cioè un’attrezzatura atta a consentire in un periodo di tempo successivo un più largo soddisfacimento dei bisogni; mentre intanto, il tenore di vita ha dovuto rimanere – almeno per talune categorie della popolazione – bassissimo, e inferiore a quello che avrebbe potuto essere realizzato, se la destinazione di detti mezzi produttivi avesse avuto per fine un più largo soddisfacimento dei bisogni presenti e minore di quelli futuri.
Si tratta, in sostanza, di un sistema economico essenzialmente programmatico. Naturalmente, le previsioni del programma possono essere smentite dai fatti: la corrente di beni di consumo effettivamente posta a disposizione dei consumatori può essere molto inferiore a quella prevista nei programmi. Il tenore di vita della popolazione risulterà quindi al di sotto di quello che si prevedeva di poter realizzare. La libertà individuale è ridotta al minimo. La proprietà privata dei beni economici – cioè la facoltà di goderne e disporne – non può, se mai, riguardare che i beni di consumo, non estendersi ai mezzi di produzione. Manca anche la libertà professionale, cioè la facoltà dell’individuo di dedicare il proprio lavoro a una piuttosto che ad un’altra attività, poiché il compito da assumere nel processo produttivo è assegnato dallo Stato.
Ripetiamo che con ciò abbiamo configurato un tipo puro di sistema comunista. Nella realtà elementi attinti da altri sistemi si mescolano, più o meno largamente, con esso, al fine di rendere possibile un adattamento dei consumi e delle occupazioni ai desideri individuali. Ma avere caratterizzato il sistema nella sua purezza giova a meglio cogliere le differenze tra esso e gli altri.