Il Linguaggio Geroglifico

L'origine del linguaggio è generalmente sconosciuta.

Le lingue che parliamo oggi sono lingue "convenzionali" ma in origine non potevano certo esserlo!

Se il linguaggio potrebbe essere stato istituito solo mediante un accordo (ovvero, definendo delle convenzioni) ... questo accordo non potrebbe essere stato concepito senza il linguaggio!!!

Che te lo dico a fare? L'origine del linguaggio è divina. Solo Dio poteva donare agli esseri umani gli organi che sono necessari per parlare. Continuare a "credere" che la casualità dell'ideologia evoluzionista abbia potuto produrre solo nella specie umana - e in nessun altro essere vivente - la capacità organica e intellettiva dell'uso dI un linguaggio a me sembra peggio che "credere" in Babbo Natale o nel topino che ti porta i soldi se nascondi un dente caduto sotto il cuscino.

Dio lo dice chiaramente nel Qur'an, Sura 2, verso 31: "Ed insegnò ad Adamo i Nomi di Tutte le Cose".

Noi esseri umani non ci saremmo mai messi d'accordo nello stabilire la convenzione che il lupo si dovesse chiamare "lupo" e la pecora "pecora".

L'insegnamento divino del linguaggio è fondato sulla comprensione del significato di ogni singola lettera che compone l'alfabeto e sull'utilizzo del legame di queste singole lettere nel formare le "radici".

Il linguaggio "geroglifico" - di cui vorrei occupar-mi in questa sezione del blog - non è comunque una lingua parlata. Esiste solo al livello "lettura mentale del Segno scritto".

Il geroglifico non si pronuncia, si comprende. Ed è costruito sulla comprensione del signifi-cato delle singole lettere dell'alfabeto.

Vediamo meglio come e in che senso.

Nel linguaggio geroglifico si possono rico-noscere solo 3 parti del discorso, prodotte da una quarta. Queste tre parti sono:

Il Nome, il Verbo e le Relazioni. La quarta è il Segno.

Con Segno, si devono intendere tutte le manifestazioni atte a manifestare le idee. Gli elementi costitutivi del Segno sono: la voce, i gesti e i caratteri scritti. Noi ci concentreremo solamente sui caratteri scritti.

Ogni segno prodotto verso l'esterno è un NOME. I Nomi sono le basi di un linguaggio.

Esiste un solo Verbo: il Verbo ESSERE. È questo verbo che penetrando i nomi da luogo agli altri particolari verbi.

Le RELAZIONI sono un'astrazione del pensiero.

La comprensione dei Segni è la base dell'insegnamento di Dio.

Il primo "insegnamento" è la capacità di riconoscere l'Unità.

È come se Dio dicesse: "Io sono Uno e tu sei uno, lo vedi?" 

Il Segno Alif

La Alif (ا) è la prima lettera dell’alfabeto arabo, e anche se all'apparenza sembra semplice — una sola linea verticale — ha un ruolo profondo e multifunzionale nella lingua araba, sia dal punto di vista fonetico, grammaticale, che spirituale.

La Alif da sola rappresenta una vocale lunga "ā" (a lunga).

Non ha una forma connessa: non si unisce mai alla lettera dopo.

Non ha una forma iniziale, mediana o finale diversa: è sempre una semplice linea.

Ci sono diversi tipi di Alif, che possono confondere chi studia l’arabo:

a) Alif regolare (ا)
Usata per allungare il suono "a".
Esempio: كِتاب (kitāb – libro)

b) Alif Hamza (أ أو إ أو آ)
Quando porta sopra o sotto ha una Hamza (ء).
Serve a rappresentare il suono glottale "’" (simile all’interruzione di fiato).


أ = Alif con Hamza sopra (inizio parola con suono "a") → أحمد (Aḥmad)
إ = Alif con Hamza sotto (inizio parola con suono "i") → إسلام (Islām)
آ = Alif Madd (con una piccola alif sopra), che allunga il suono ancora di più → آدم (Ādam)

c) Alif Maqṣūra (ى)
Sembra una yā’ senza i due puntini ma si legge come una alif lunga. Si usa alla fine delle parole, soprattutto nei nomi propri o parole di origine aramaica o ebraica.
Esempio: موسى (Mūsā), عيسى (ʿĪsā)

La Alif può essere una lettera radicale o solo fonetica.

È usata anche per formare il dualismo (ثنائِي):
Esempio: طالب (ṭālib – studente) → طالبان (ṭālibān – due studenti)

Nella tradizione spirituale (soprattutto nel sufismo e nella calligrafia mistica e come geroglifico, quindi):

La Alif rappresenta l’Unità (Tawḥīd), l’unicità di Allāh. È verticale, come un ponte tra cielo e terra.

È il simbolo della prima cosa creata: l'intelligenza, il Calamo. 

 

Il Segno Mim

Una lettera rotonda, materna, misteriosa, e straordinariamente centrale nella lingua araba e nel messaggio qur'anico.

1. Aspetto grafico e calligrafico

La Mīm (م) ha una forma che, in molte calligrafie, appare:

* Come un cerchio chiuso
* O una curva dolce e piena.

Quando è a inizio o centro parola:
una mezzaluna.

Alla fine: spesso una sfera completa o quasi.

È la lettera della rotondità e del contenimento.

Una forma che abbraccia, protegge, nutre.

2. Suono della Mīm

È una consonante nasale bilabiale sonora, come la “m” in italiano (mamma, mano).

È calda, morbida, piena, come un abbraccio sonoro.

Tra le lettere arabe, è una delle più rassicuranti, accoglienti, dolci.

3. Il significato simbolico della Mīm

a. Maternità e Misericordia

In molte lingue semitiche e anche moderne, la “m” è legata alla madre, alla fonte della vita:

Māʾ (ماء) – Acqua

Umm (أم) – Madre

Raḥma (رحمة) – Misericordia (contiene anche la Mīm)

La forma tonda della مmīm rappresenta l’utero, la fonte nascosta, la culla del segreto.

b. Mistero e silenzio profondo

Alcuni sapienti dicono che la م rappresenta il mistero del linguaggio.

Si chiude su se stessa, come un segreto racchiuso, non espresso apertamente.

In molte calligrafie si disegna come una piccola grotta: dentro ci si entra… o ci si nasconde.

4. La م in parole importanti del Qur'an

Alcuni esempi potenti:

مَغْفِرَة (Maghfirah) – Perdono

مَلِك (Malik) – Sovrano

مَحَبَّة (Mahabba) – Amore

مَكْر (Makr) – Strategia, astuzia

مُؤْمِن (Mu’min) – Credente

ٱللَّهُمَّ (Allāhumma) – O Allah (chiamata/implorazione intensa)

Noti come la Mīm sia centrale nei temi del cuore, del dominio e del mistero.

5. Il valore della م nella spiritualità

Nella dimensione spirituale:

La ميم è quiete, presenza e accoglienza.

Non spinge fuori, ma attira dentro.

È il cuore della parola quando il linguaggio si fa cura, invocazione, Compassione.

Un detto mistico:
“Se l’Alif è l’ordine, la Mīm è la misericordia che lo accompagna.”

6. Un segno della centralità divina

Una delle combinazioni più potenti è:
الرَّحْمَـٰن الرَّحِيم
Contiene tre م in due parole.

Raḥmān – Raḥīm
→ Tutta la misericordia, tutta la tenerezza divina, si rifrange attraverso la Mīm.

Conclusione

La م (Mīm) è:

* La lettera del grembo.
* Il simbolo della misericordia.
* Un suono che consola e custodisce.
* Il contenitore del segreto, il cuore silenzioso della parola.

È il segno di ciò che racchiude e può schiudersi, della maternità, dell’orizzonte, del mondo, dell’acqua, del popolo, inteso come massa.

È il simbolo delle Acque Primordiali. 

Il Segno Shin

La lettera ش (shīn) è una delle lettere più affascinanti dell’alfabeto arabo — dolce al suono, ma intensa nel significato.

Approfondiamola da più prospettive: fonetica, simbolica, spirituale e qur'anica.

1. Fonetica: come suona la Shin؟

Shīn (ش) si pronuncia come "sh" in inglese (shoe, shine).

È una fricativa sorda post-alveolare:

L’aria passa tra la lingua e il palato, creando un fruscio continuo e morbido.

È dolce, prolungabile, e molto musicale nella recitazione del Qur'an.

2. Forma e struttura

Nella calligrafia, può essere elegantemente curva, e per questo molto amata dai calligrafi.

3. Radici e parole che iniziano con ش

La ش è all’inizio di molte parole legate al movimento, alla diffusione, al mistero. 

La shīn sta spesso all’inizio di concetti forti, universali, ambigui o transformative. 

4. Significato simbolico e spirituale

a. Suono del movimento sottile

La ش evoca un suono non esplosivo, ma continuo.

Come il vento, l’intuizione, il respiro profondo.

b. Simbolo di diffusione

Alcuni esegeti e sufi l’hanno letta come lettera che espande, che si sparge, che insinua.

Può rappresentare:

* La manifestazione del creato.
* Il pensiero che si diffonde.
* La prova che si insinua (fitna)
(come nel shirk: associare qualcosa a Dio).

c. Ambivalenza

Alcune parole con ش sono positive (shifā’ – guarigione), altre pericolose (shirk – associazione).

Questo riflette l’idea che la shīn porta un’energia potente, ma che può essere usata nel bene o nel male.

5. Nel Qur'an

Un esempio bellissimo:

 وَإِذَا مَرِضْتُ فَهُوَ يَشْفِين
"E quando mi ammalo, è Lui che mi guarisce." (La Lettura, Qur'an, Sura ash-Shu‘arā’ 26:80, I Poeti)

La parola يَشْفِينِ (yasfīnī – mi guarisce) ha la ش al centro: la dolcezza della cura, che proviene solo da al-Shāfī – il Guaritore.

6. Domanda spirituale per te

Dove, dentro di me, sento la voce della shīn? È voce che guarisce? O voce che confonde?

Puoi pensare alla ش come ad un sussurro:

Può essere una rivelazione… o una tentazione.

Tutto dipende da chi sta sussurrando… e da chi sta ascoltando.

È il segno del desiderio, della conoscenza, dell’estendersi.

Simbolizza la Coscienza. 

Le Lettere Madri

La parola archetipo viene dal greco antico ἀρχέτυπον (archetypon):

arché = principio, origine

typos = impronta, modello, forma


Significa quindi modello originario, una matrice primordiale da cui derivano le copie.

Già in Platone troviamo un concetto simile con le Idee: forme perfette, immutabili, che stanno al di sopra della realtà sensibile e che le cose terrene imitano.

In questo senso, l’archetipo è una forma eterna a cui partecipa il molteplice.

Carl Gustav Jung ha reso il concetto molto popolare.

Per lui gli archetipi sono immagini primordiali che appartengono all’inconscio collettivo (cioè uno strato della psiche che sembrerebbe essere condiviso da tutta l’umanità).

Non sono idee apprese individualmente, ma strutture innate, universali.

Esempi: la Madre, l’Ombra, l’Eroe, il Vecchio Saggio, il Viaggio, la Morte e Rinascita.

Questi schemi si manifestano nei miti, nelle fiabe, nei sogni e nelle fedi legate a diversi culti.

Gli archetipi sono visti anche come figure simboliche universali che compaiono in tutte le culture: il diluvio, l’eroe civilizzatore, la discesa agli inferi, il serpente ingannatore, ecc.

In letteratura, un archetipo è un personaggio, tema o simbolo ricorrente che evoca immediatamente un significato condiviso.
Esempio: il mentore (Gandalf, Obi-Wan Kenobi), l’antieroe, la fanciulla in pericolo, il traditore, ecc.

Gli archetipi funzionano come codici simbolici che aiutano a comprendere le esperienze umane fondamentali.

Oggi vengono usati anche in marketing e branding: ad esempio il “brand eroe” (Nike), il “brand esploratore” (The North Face), il “brand saggio” (Google).

Queste tre lettere rappresentano i tre archetipi fondamentali degli esseri umani. Non puoi concepire nessun pensiero se nella tua forma mentis non ci sono i concetti di "unità", "luogo" e "coscienza".

Questi tre concetti si legano a due a due formando altre idee e cominciando a definire (e a creare, a dare forma) al nostro universo per un totale di 9 combinazioni. Sono le prime "radici".

La Alif legandosi alla Mim forma la radice "Am"... Che assume il significato della parola "mamma". Vediamo di capire perché.

La Alif in quanto archetipo del concetto unitario, nelle radici indica sempre - di ciò che la parola indica - la sua "essenza in principio" e quindi anche la "capacità in potenza" della cosa designata di assolvere alla propria funzione.

La Mim, abbiamo visto è il simbolo del concetto archetipico di "orizzonte", di "spazio che ti circonda e abbraccia", di "luogo".

AM (Alif e Mim) è dunque "la capacità di portare dentro di sé". Una "mamma". O almeno, l'idea primordiale, archetipica della Madre.