
L'Arca di Noè
Questo non è un dizionario come gli altri. L’ho scritto, modellandolo sul Dizionario dei Radicali di Fabre D’Olivet, con il preciso intento di formulare un’opera di facile consultazione per chi volesse intraprendere la lettura del Qur’an in lingua originale, voglio dire: geroglifica. Se ne può fare uso anche per leggere la Torah, che è scritta nella stessa lingua. Ho conosciuto la lingua geroglifica tramite i lavori di Igor Sibaldi ed il preziosissimo La Lingua Ebraica Restituita di Fabre D’Olivet. Entrambi gli autori hanno idee diverse dalle mie riguardo l’origine di questa lingua, ma poco importa: condivido con loro il senso ed il significato che attribuiscono ad ogni lettera che forma l’alfabeto di questa lingua.

Nel racconto della Torre di Babele (vedi: La Scrittura, Torah, Principio [Genesi], 11) è detto che sulla Terra esiste un Linguaggio Uno [AChD] e che tutte le Parole sono Uniche [AChD_YM]. Questa Lingua Unica è quella che chiamo la Lingua Geroglifica. Dopo i fatti di Babele gli esseri umani si separarono portando con loro la lingua unica che conoscevano ma che cominciarono a modificare ognuno per conto proprio fino a far nascere tutte le lingue che conosciamo oggi, antiche e moderne. Ogni modificazione della lingua originale, fatta a pezzi, modella un popolo, la sua cultura, il suo genio e la sua vocazione specifica.
( GHEMATRIA)
Nella sua forma piu' semplice, il calcolo della Ghematria di una determinata parola ebraica consiste nella somma di tutti i numeri-valori posseduti dalle sue lettere. Ad esempio, la parola echad = uno (alef-cheit-dalet) ha un valore di 1 + 8 + 4 = 13.
L’uso piu' frequente della Ghematria consiste nel porre in relazione parole che possiedono un identico valore numerico. Si scopre che sovente esse condividono un significato comune, o mostrano aspetti diversi della medesima realtà.
( ALFABETI COMPLETI )
( ALFABETO COME LA SCALA DI GIACOBBE, da A a Th)
( LETTERE LUNARI e SOLARI )
Le Lettere dell’Alfabeto

In quasi tutti gli idiomi conosciuti, questo è il primo carattere dell’alfabeto; è il Segno della potenza e della stabilità. Le idee che esprime sono quelle dell’unità e del principio che la determina. Come immagine simbolica rappresenta l’essere umano universale, il genere umano, l’Essere dominatore della Terra. Nell’accezione geroglifica caratterizza l’unità, il punto centrale, il principio astratto che lo determina. Come Segno esprime la potenza, la stabilità, la continuità. Può esprimere anche una sorta di superlativo. In ebraico, sostituisce a volte, raramente, l’articolo enfatico [H], tanto all’inizio che alla fine delle parole, con il significato di a, ad. E’ spesso aggiunto in capo alle parole, per renderle più sonore e più espressive. Nel sistema numerale (ghematria) è utilizzato per indicare il numero 1. (Fabre D’Olivet).
E’ il Segno della potenza, della stabilità, dell’unità. (Sibaldi).

In ebraico è chiamata Aleph, in arabo Alif. In origine la sua forma assomigliava a una testa di bue stilizzata, aleph, in ebraico, significava infatti bue. Successivamente, in seguito ad una rotazione della lettera, connessa col variare del senso della scrittura, le due corna del bue sono diventate le due "gambe" della A latina in stampatello.

La [A] rappresenta l'inizio (dell'alfabeto e della numerazione), e pertanto viene connessa all’Adam [ADM], la più nobile creatura di Dio, il primo essere umano, che simboleggia a sua volta l’intera umanità: il nome Adam inizia proprio con la [A]. Rappresenta l'Unità primordiale, il Principio che contiene in sé il tutto come un seme l'intera pianta.
In ebraico ed in arabo, la parola che dà il nome alla lettera si scrive con altre due lettere: la [L], che numericamente ha valore 30 e la [P], che gli arabi pronunciano effe [F]; nell’ebraico, inoltre, la [P] quando è in posizione finale di una parola cambia grafia ed assume la grafia detta della [P finale] che ha valore numerico 800. In Ghematria, il totale, il peso, il valore, di questa parola è dunque: 831 (la [A] vale 1). Tale numero si semplifica in 3 (8+3+1=12; 1+2=3).
La parola [ALP/F] può leggersi anche come composta da [AL] più [P/F]: [AL] è l’abbreviazione di uno dei Nomi di Dio e [P] è simbolo della bocca, del parlare: [ALP/F], Dio parla, si esprime. Letta come [A] più la Radice [LP/F] indicherebbe ogni idea di ritorno in sé, di rifrazione. È in senso proprio l’azione di avvolgere, circondare. È, precisamente: l’unità, la potenza [A] che avvolge, circonda [LP/F]. Ed è anch’essa una caratteristica della lettera [A]: avvolge, circonda: è il matematico tutto (il numero 1) contrapposto al matematico niente (il numero 0). Ed il tutto ci avvolge e circonda da ogni lato.
Nel Libro dello Splendore, appartenente alla tradizione ebraica, c’è questo illuminante racconto che fa comprendere bene il significato delle lettere e, soprattutto della lettera [A]: Duemila anni prima della creazione del mondo le lettere erano nascoste e il Santo, benedetto Egli sia, le contemplava e ne faceva la propria delizia. Quando ha voluto creare il mondo, tutte le lettere, ma in ordine inverso, andarono a presentarsi dinanzi a Lui. La lettera [Th] si presentò per prima, la lettera [A] per ultima. Vantando ognuna d’essere la componente essenziale d’una splendida parola, tentò di ottenere il prezioso dono di dar inizio alla creazione. Ma tutte furono respinte; fino alla lettera [B], la quale, invece, fu scelta per presiedere all’Opera divina.
Il Santo, benedetto Egli sia, avendo detto alla lettera [B] che sarebbe stata la base dell’Opera della creazione, la lettera [A] rimase al suo posto e non si presentò. Il Santo, benedetto Egli sia, le disse: “Alef, Alef, perché non ti sei presentata davanti a Me, come tutte le altre lettere?”. Rispose: “Rabbi dell’universo, vedendo tutte le lettere presentarsi dinanzi a Te inutilmente, perché presentarmi anch’io? Poi, visto che hai già concesso alla lettera [B] questo dono prezioso, ho capito che non si addice al Re celeste riprendere il dono che ha fatto a uno dei suoi servi per darlo ad un altro”.
Il Santo, benedetto Egli sia, le rispose: “Alef, Alef, anche se mi servirò della lettera [B] per fare la creazione del mondo, tu sarai la prima di tutte le lettere, e Io avrò unità solo in te; sarai la base di tutti i calcoli e di tutti gli atti compiuti nel mondo, e non si potrà trovare unità in altro luogo se non nella lettera [A]”.
La Tradizione Ebraica afferma, quindi, che le ventidue lettere dell'alfabeto erano preesistenti alla stessa creazione del mondo. Ognuna di esse è uno strumento attraverso il quale un intero settore della creazione fu formato e fatto, un recipiente destinato a contenere parte della Luce Infinita, a rivelare solo alcune delle Sue infinite proprietà. Tramite opportune combinazioni di lettere Dio emanò, creò, formò e fece ogni cosa che esiste nei mondi spirituali e materiali.
La stessa nozione è presente nella Buona Notizia (Vangelo) secondo Giovanni – capitolo 1, versetto 1:
In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio presso Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di essa; e senz'essa nessuna cosa fatta è stata fatta.
E anche la Tradizione della Sottomissione (Islam) insegna la stessa identica cosa:
Il Profeta [saas] disse: "La Prima Cosa che Dio creò fu il Calamo. Poi creò la Tavola e disse al Calamo: 'Scrivi', e il Calamo rispose: 'Cosa devo Scrivere?'. Egli disse: 'Scrivi la Scienza che Io ho della Mia Creazione fino al Giorno della Resurrezione'".
Il Calamo è una Penna e se si guarda alla forma esteriore di una penna ci si renderà conto che la sua forma è uguale alla prima lettera dell'alfabeto arabo, la [A] e la stessa [A] ebraica richiama l'idea di una Penna impugnata da una mano nell'atto di scrivere.

Le Parole del Profeta ci fanno comprendere poi che simbolicamente la Penna (o il Calamo) raffigura l'Intelligenza perché Dio parla con questa e questa comprende ed esegue; ed anche nella tradizione ebraica, la [A] è identificata come la base di tutti i calcoli e di tutti gli atti compiuti nel mondo. Il significato quindi della prima lettera dell'alfabeto (sia Arabo che Ebraico) è l'Unità ed il Principio (perché fu la prima cosa creata e quindi era unica e rappresenta il Fondamento, la Stabilità, l'unità più piccola di costruzione, l'atomo), la Potenzialità delle Cose - perché scrive l'intera Scienza di Dio fino al Giorno della Resurrezione - e l'Intelligenza.
Se ripensiamo anche al fatto che Dio è Uno e che creò il Mondo a Sua Immagine e Somiglianza possiamo concludere anche che la [A] rappresenta il numero Uno - come anche la sua stessa forma araba esteriore lascia intendere e, mi dispiace per l’esoterismo di stampo cristiano, ma non c’è assolutamente spazio per la Trinità nel simbolo del-l’unità: Dio è Uno. Punto.
In arabo, la Alif è una lettera lunare. Ciò significa che quando le si antepone l'articolo determinativo esso non subirà alcuna modifica; come tutte le lettere lunari, rappresenta quindi qualcosa che non può nascondersi: l’intelligenza c’è e si vede, oppure non c’è. ovvio che si può utilizzare, o meno. Ma c’è.

Come immagine simbolica, rappresenta la bocca dell’essere umano, la sua abitazione, il suo interno. Come Segno grammaticale, è il Segno paterno e virile, quello dell’azione interna e attiva. E’ utilizzato anche come articolo integrale e indicativo (corrispondente agli italiani: in, nel, nello, nell’, nella, nei, negli e nelle) che esprime tra i nomi o le azioni un significato più o meno simile a quello dell’articolo estrattivo [M] ma capace di esprimere un più di forza e senza nessuna estrazione o divisione in parti. Il suo numero aritmetico è 2. (Fabre D’Olivet).
E’ il Segno dell’interiorità, della casa, di ciò che avviene all’interno di un qualsiasi spazio. (Sibaldi).
La [B] è la base della creazione. Il primo libro della Torah, chiamato Principio, che descrive l’Opera della Creazione di Dio, comincia con la lettera [B], iniziale della parola [BRAShYTh], che traduco proprio come Principio, ma che simboleggia anche molto altro.


Sia nella grafia ebraica che in quella araba la si può intendere come il disegno di una casa, di un’abitazione vista dall’alto, come in planimetria, con tre pareti chiuse e l’ingresso indicato dalla parete mancante; e la casa è il luogo della propria interiorità per eccellenza, all’interno delle nostre abitazioni possiamo esprimere appieno il nostro essere – almeno, in condizioni ideali, chè certe case sono così disfunzionali che al loro interno si realizza solo l’esatto contrario. Il grande commentatore della Torah, Shlomo Yitzhaqi diceva che la lettera è chiusa da tre lati e aperta su un lato per insegnare che si può chiedere quello che sia accaduto dopo la Creazione, ma non quello che accadde prima (ricorda che l’ebraico si legge da destra verso sinistra), o quello che avvenga nell'alto dei Cieli o in basso sulla Terra
Diceva invece Ali, figlio di Abi Talib e cugino e genero del Profeta (saas), nonché quarto califfo dell’Islam, nonché il primo uomo, (intendo uomo in senso proprio, cioè di sesso maschile) ad aver abbracciato l’Islam dopo Khadigia, che oltre ad essere la prima moglie del Profeta (saas) è stata la prima donna ed il primo essere umano in assoluto, dopo il Profeta (saas) s’intende, ad aver abbracciato l’Islam: Tutto il Qur’an è contenuto nell’Aprente, tutta l’Aprente è nella formula Bismi-Llah, tutta la basmala è nella ba [B] e tutta la ba [B] è nel punto diacritico sotto la ba.
L’Aprente è la surat che apre il Qur’an nella sua forma letterale (non fu la prima surat rivelata, ma la quinta, però, secondo la disposizione voluta da Gabriele, è da collocarsi all’inizio del Qur’an – e Gabriele è l’angelo Gabriele, quello stesso della famosa rivelazione riguardo la nascita di Gesù alla Vergine Maria, e quello che ha insegnato il Qur’an al Profeta [saas]).
La prima parola dell’Aprente è proprio Nel Nome di Dio, che in arabo è Bismi-Llah, parola che comincia con la lettera [B]: possiamo dire che il Qur’an, comincia con la lettera [B], quindi.
E’ risaputo, tra chi la conosce, che la surat L’Aprente contiene nei suoi sette versi il riassunto di tutto ciò che l’Islam è, e se tutto ciò che l’Islam significa è contenuto nella basmala e questa, a sua volta, è tutta nella lettera [B], per la proprietà commutativa allora, anche tutto il messaggio dell’Islam è nella lettera [B], ovvero nella lettera con la quale, secondo la tradizione ebraica, Dio ha iniziato la creazione; ed è anche la prima lettera della Torah abbiamo visto, quella cioè della parola [BRAShYTh], traducibile come Nel principio, quel principio del primo famosissimo verso della Bibbia: nel principio Dio crea i Cieli e la Terra.
Sia la Torah, che il Qur’an potevano benissimo cominciare con la lettera [A], entrambi. Nella Torah, era sufficiente scrivere Dio crea nel principio… visto che il Nome di Dio utilizzato in quel verso è [ALHYM]. E per quanto riguarda il Qur’an, era sufficiente considerare come prima surat, la prima surat rivelata, L’Aderenza, che comincia con la parola [AQRA], pronunciata Iqra ma scritta con la [A]. La spiegazione dell'uso della seconda lettera all'inizio dei Libri di Dio che rappresentano il primo fondamento del giudizio da esprimere, potrebbe essere questa: la prima lettera, quella che esprime l’Unità di Dio, non compete all'essere umano, e questi Libri sono scritti per l’essere umano, non dall’essere umano.
Tutto il creato, e tutto il Qur’an, stanno in una sola lettera, simbolo dell’interiorità, la lettera [B]. Questa tesi è confermata sia dalla lettura geroglifica della parola ebraica [BRAShYTh] che da quello che la ricerca scientifica ha compreso negli ultimi anni: la realtà, cioè tutto il creato, la creazione, esiste solo all’interno della nostra mente. Siamo come nel film The Matrix, al di fuori di noi solo atomi, particelle e quanti (codici di programma nella finzione del film), all’interno invece, nella nostra mente, viene ricreata la percezione sensoriale e visiva della realtà per come la conosciamo.
E’ tutto all’interno: è tutto nella lettera [B], la lettera che rappresenta in Ghematria, il numero 2, il doppio, l’universo duale, binario (quello nel quale esistiamo e viviamo).
Il nome ebraico di questa lettera è [BYTh], che come parola vuol dire proprio abitazione, alloggio, ciò che compone l’interno, ciò che è interno, intrinseco, proprio, come la famiglia, intesa come casa di appartenenza. Letta come formata dalla Radice [BY] più l’aggiunta della lettera [Th], la si può intendere come il movimento di una cosa [B] che avanza, che si manifesta al di fuori [Y], viene avanti, si apre. Si applica principalmente al desiderio che si ha di vedere apparire o verificarsi [Y] una cosa, un desiderio interiore [B], e che si esprime con frasi tipo a Dio piacendo, o come l’arabo InShaLlah, se Dio vuole. La [Th] finale esprime che questo desiderio interno [B] che si manifesta [Y] ha raggiunto la sua maturità, è completo, ed appunto, si riversa all’esterno [Th].
Letta come composta dalla Radice [YTh] con l’aggiunta della lettera [B] all’inizio, potrebbe leggersi come all’interno [B] di ciò che appare [Y] in forma compiuta [Th]. La lettura più comune è comunque quella che fa derivare la parola [BYTh] dalla Radice [BTh], che vuol dire figlia, ragazza, con l’innesto della lettera [Y] al centro, il che renderebbe la parola [BTh] un verbo, come a dire figliata - prole, diremmo noi… ancora una volta: qualcosa che provenendo dall’interno si manifesta all’esterno, è creata.
Tutto questo non ti confonda però, la lettera [B] è il Segno dell’Interiorità, non della cosa creata in sè (quella è la lettera [N], come vedremo più avanti).
Quando la lettera [B], racconta la tradizione ebraica, si presentò dinanzi al Santo, benedetto Egli sia, per ottenere da Lui di presiedere alla creazione del mondo, si fece avanti dicendo: Io sono l’iniziale della parola di cui ci si serve per benedirti in alto e in basso (in ebraico geroglifico, benedizione è [BRQH]). Disse Dio: In effetti è di te che Mi servirò per cominciare la creazione del mondo e tu sarai così la base dell’opera della creazione.
La base della creazione, dal punto di vista morale, è l’Interiorità: è tutto nella tua mente, fuori di te solo… codici di programma. Da un punto di vista materiale, scientifico l’Idrogeno, il generatore d’acqua, è la lettera [A], mentre il suo isotopo più comune, il prozio, composto da un atomo ed un solo elettrone che gli gira intorno, cioè da 2 componenti, è la lettera [B]: 2 è il numero rappresentato dalla lettera [B]. È l'elemento più abbondante dell'universo osservabile. Allo stato libero, a pressione atmosferica e temperatura ambiente, si trova sotto forma di gas biatomico avente formula H2, incolore, inodore, insapore e altamente infiammabile. Allo stato legato è presente nell'acqua e in tutti i composti organici e organismi viventi; inoltre è occluso in alcune rocce, come il granito, e forma composti con la maggior parte degli elementi, spesso anche per sintesi diretta. È il principale costituente delle stelle, dove è presente nello stato di plasma e rappresenta il combustibile delle reazioni termonucleari.

Questo carattere, che offre l’immagine di un canale, è il Segno organico, quello dell’inviluppo o entropia materiale, e di tutte le idee che derivano dagli organi corporali e dalla loro azione. Come immagine simbolica designa la gola dell’essere umano, ogni condotto, ogni canale, ogni oggetto cavo e profondo. Come Segno grammaticale, esprime la materia organica, e serve a produrre tutte le idee derivanti degli organi corporali e dalla loro azione. Il suo numero aritmetico è 3. (Fabre D’Olivet).
E’ il Segno dell’avvolgere, del recingere, degli organi del corpo, che sono appunto racchiusi nel corpo. (Sibaldi).
E’ stata vista come il disegno di un cammello ([GML], in ebraico), in origine scritta coricata e poi ruotata di 90°; il cammello attraversa il deserto portando in sé una riserva d’acqua che gli permette d’effettuare un lungo viaggio senza aver sete; più in generale può essere il disegno di un animale ambulante, con due zampe, come le galline per esempio, o come un essere umano che cammina.
Gīm è una lettera lunare. Ciò significa che quando ad una parola che inizia con questa lettera bisogna anteporre l'articolo determinativo (ال alif-lam, al), esso non subirà alcuna modifica.

Segno della natura divisibile e divisa: esprime ogni idea che deriva dall’abbondanza, nata dalla divisione. Nell’accezione geroglifica è l’emblema del quaternario universale, ovvero la radice di ogni esistenza fisica. Come carattere simbolico, rappresenta il seno e ogni oggetto nutritivo, abbondante. Impiegato come Segno grammaticale, esprime in generale l’abbondanza nata dalla divisione; è il Segno della natura divisibile e divisa. Il suo numero aritmetico è 4. (Fabre D’Olivet).
E’ il Segno di ciò che è diviso, della suddivisione, dell’abbondanza che viene ripartita, di ciò che si propaga in direzioni diverse. (Sibaldi).