
ESERCIZIO NUMERO 3 bis
SCRIVERE BREVI COMPOSIZIONI
Ti propongo questo tipo di "ragionamento/esercizio" tratto dal libro "Melody in Songwriting" di Jack Perricone.
Scrivi una breve composizione di 8 battute contenente 4 blocchi da 2 misure ciascuno. Per le prime due misure assegna al soprano uno dei toni stabili della scala ( e seguendo le indicazioni e le limitazioni del momento, ricorda che cominciano e finiamo le nostre attuali composizioni con il primo grado e che bisogna legare gli accordi seguendo la tabella dei legami armonici! ).
Nella seconda misura assegna al soprano un tono instabile.
Per la seconda "frase melodica" ( misure 3 e 4 ) assegna al soprano un tono instabile ( 3 misura ) ed un tono stabile CHE RISOLVE il tono instabile della seconda misura.
Per la terza frase ( misure 5 e 6 ) assegna due toni instabili.
E nella quarta frase ( misure 7 e 8 ) sei libero di assegnare quello che vuoi nella 7ma misura, ma dovrai concludere nella misura 8 con un tono che RISOLVE il tono instabile della terza frase ( misura 6 ).
E' chiaro? Ricapitoliamo:

E queste potrebbero essere le nostre posizioni di partenza in tre esercizi/composizioni cominciate in contemporanea ma da considerarsi ognuna a se stante ( scrivo in chiave di Do, ma sei liberissimo di utilizzare la tonalità che più ti aggrada e piace ). Come andiamo avanti?

Per la nostra seconda misura possiamo scegliere tra le seguenti note: La, Re, Fa e Si ed ognugna di queste note assegnate al soprano determinerà l'accordo che dovremo legare mantenendo il legame armonico con il primo accordo.
Se nella seconda misura diamo al soprano il La il secondo accordo potrebbe essere un Fa maggiore o ancora un La minore ( non potrebbe essere un Re minore perchè ancora non abbiamo parlato delle successioni di accordi SENZA legame armonico ). Se utilizziamo il Re il secondo accordo potrebbe essere il Sol maggiore - ma non il Re minore o il Si diminuito !!! E via dicendo. Per rendere la composizione più tua, tra tutte le possibilità esistenti scegli solo quella che più senti affine e risolvi l'esercizio scrivendo UNA SOLA breve composizioe. Questo è quello che ho scritto io. Sto utilizzando solo semibrevi perchè non abbiamo ancora nemmeno accennato ad un seppur vago concetto legato al RITMO - e non voglio farmi prendere la mano e scrivere un altro esercizio "sbagliato" come quello dove ho utilizzato note troppo basse per il Basso. Buon divertimento con la tua prima melodia!

Visto che abbiamo accennato al fattore ritmo vorrei indirizzare la tua attenzione su una piccola analisi dell'Inno alla Gioia di Beethoven. Potremmo rilevare questo tipo di "scheletro", di struttura sottostante, no? (Lo "scheletro", in realtà, nell'analisi musicale si chiama "contorno")

Di una semplicità disarmante! E tutti Toni Stabili! E' come se Beethoven si fosse posto il seguente esercizio: "Scrivere una breve composizione utilizzando un solo accordo e solo le sue note costituenti: la prima, la terza e la quinta!"
Ma non era per evidenziare la sua straordinaria semplicità che volevo parlarti dell'Inno alla Gioia... era per inoltrarci un pochino nel territorio del RITMO. Se continuiamo ad illuderci che Beethoven stava solo svolgendo un esercizio quando scrisse l'Inno, potremmo immaginare che una volta definita la struttura della melodia adesso l'esercizio richiedesse di applicare un qualsivoglia ritmo ad essa.
E qui non ci sono regole nè leggi. Il ritmo ti scorre nelle vene e lo ascolti nel cuore. Anche se - ovviamente - ci sono delle "strategie da artigiano" che possiamo applicare sulla costruzione ( o composizione" ) del ritmo in una musica.
Beethoven - inseguendo la sua voglia di semplicità - ha scelto di utilizzare solo le semiminime per dare ritmo al suo "esercizio".

E poi subentra il "genio"! Forse per rompere la staticità di quanto scritto fin'ora, forse perchè lo sentiva semplicemente nel suo cuore, Beethoven anticipa di un quarto le note sulla seconda, quarta e sesta misura ( praticamente una misura si ed una no ). Il risultato è sorprendente. E' stupendo e magico! E'... RITMO !!!

Beethoven lega le note strutturali della melodia con alcune "note di passaggio" ( ne parleremo più avanti! ), dà una piccola ritoccatina alla quarta e all'ottava battuta proprio in termini di ritmo... e la magia è pronta ( o quasi: adesso bisognerà "arrangiarla"! )

Tornando un attimo al "ragionamento/esercizio" tratto dal libro "Melody in Songwriting" di Jack Perricone, voglio dirti che ho contato le possibilità intrinseche nell'esercizio e - con un totale di sette note (quelle disponibili in una normale scala maggiore o minore) - abbiamo ben 5376 combinazioni di note!
Ma i finali possibili sono solo 21... 28 se contiamo le possibilità offerte dalla 6 battuta.

Utilizzeremo il RE o il SI alla sesta misura in chiusura d'esercizio (perché l'ottava misura chiuderà in DO) e potremmo utilizzare il finale in MI o in SOL come "finta cadenza" ricominciando alla nona misura il nostro esercizio con alcune variazioni prima di raggiungere quel DO nel finale vero e proprio.
Ci si prospetta una composizione di 24 misure... chiuderemo all'ottava in MI (o SOL), alla sedicesima in SOL (o in MI) e alla ventiquattresima gran finale in DO (e al DO ci arriveremo o dal RE o dal SI).
Su 5376 possibilità melodiche le possibili partenze sono solo 12 - e se contiamo gli accordi che possiamo utilizzare al momento (cioè solo quelli della nostra tabella), si riducono a 4 (il primo accordo deve essere il Primo Grado; cioè il Do maggiore, nel nostro esempio). Useremo quindi una delle 12 possibilità partendo prima dal SOL e finendo in MI, poi dal DO (nona misura, prima ripetizione) e finendo in SOL e quindi dal MI (diciassettesima misura) e finendo in DO.

La seconda nota - essendo per forza, nei limiti dell'esercizio, una nota instabile - potrà essere solamente un FA o un RE o un LA o un SI...

... e all'interno di queste definizioni si possono sviluppare più di 5000 possibilità!

La seconda nota è oggetto di queste considerazioni: il FA è la scelta più "orecchiabile" - ci muoviamo per grado congiunto verso il basso - il LA è la seconda scelta, ma sarebbe meglio conservare la massima estensione del Soprano per più tardi (è un momento fortemente emotivo che dovremmo preparare), il RE è la terza scelta - è un salto ed i movimenti congiunti sono da preferire - anche se statisticamente le melodie più memorabili non utilizzano i movimenti congiunti ma "saltano"; ed infine il SI... che non è proprio una scelta: se andiamo verso l'alto usciamo dall'estensione del Soprano e se andiamo verso il basso facciamo un salto di sesta discendente ed i nostri limiti ci impongono una distanza tra due note che non sia un salto maggiore di una quinta (sia verso l'alto che verso il basso).

Nelle armonie siamo costretti - dai limiti attuali - a scegliere di utilizzare il IV grado per la seconda nota... se scegliamo il FA come seconda nota.

E scegliendo la seconda nota, scegliamo automaticamente la quarta (perché risolve la seconda!). E le armonie possibili - pur con tutti i nostri limiti - cominciano a moltiplicarsi.
