
Ci sono problemi profondi, problemi angosciosi: problemi che non si possono risolvere in quattro e quattr’otto.
Se vogliamo cambiare la situazione dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi.
E, per cambiare noi stessi veramente, dobbiamo per prima cosa cambiare le nostre percezioni della realtà.
Carattere etico ed etica della personalità
Come prima cosa bisogna cercare di comprendere ad un livello molto intimo la differenza sostanziale tra l’etica della personalità e il carattere etico nel processo di raggiungimento del successo.
L'etica della Personalità è ricca solo dell’importanza dell’immagine pubblica, di tecniche e di rimedi sbrigativi quasi miracolistici: cerotti e aspirine sociali destinati a problemi acuti, rimedi temporanei che a volte sembrano risolvere le situazioni, ma che non vanno neppure ad intaccare i problemi cronici di fondo, che riaffiorano, poi, più forti che mai.
In netto contrasto, invece, come fondamento del successo, c'è quello che potrebbe essere definito il “carattere etico”: integrità, umiltà, fedeltà, temperanza, coraggio, giustizia, pazienza, laboriosità, semplicità, modestia.
Il carattere etico porta a pensare che esistono principi fondamentali per la realizzazione della vita, e che le persone possono ottenere il successo reale e una felicità duratura solo se imparano a integrare questi principi nel loro carattere.
"Non esiste al mondo vera eccellenza che possa essere separata da un retto vivere". (David StarrJordan)

Dai racconti dei detti del Profeta (saas) emerge che il buon carattere, il carattere etico:
* È parte essenziale della fede.
* È la cosa più pesante nella bilancia delle opere.
* È motivo di vicinanza al Profeta ﷺ nel Giorno del Giudizio.
* È la via più breve per il Paradiso.
Il Profeta ﷺ lo ha messo tra le qualità più elevate di un credente.
"Il credente più perfetto nella fede è colui che ha il carattere migliore e che tratta meglio la sua famiglia." (Riportato da al-Tirmidhī, 2612; Abū Dāwūd, 4682)
"Nulla sarà più pesante sulla bilancia del credente nel Giorno del Giudizio del buon carattere. Allah detesta la persona oscena e volgare." (Riportato da al-Tirmidhī, 2002)
"Io sono stato inviato soltanto per perfezionare il buon carattere." (Riportato da al-Bukhārī nel suo al-Adab al-Mufrad, 273; anche in al-Muwaṭṭa’ di Mālik)
"Il Profeta ﷺ fu interrogato su cosa faccia entrare la maggior parte delle persone in Paradiso. Rispose: 'Il timore di Allah (taqwā) e il buon carattere'." (Riportato da al-Tirmidhī, 2004; Ibn Mājah, 4246)
"Io vi garantisco una casa nei dintorni del Paradiso per chi lascia la disputa anche quando ha ragione, una casa nel mezzo del Paradiso per chi abbandona la menzogna anche scherzando, e una casa nel più alto grado del Paradiso per chi ha un buon carattere." (Riportato da Abū Dāwūd, 4800; al-Tirmidhī, 1993)
Grandezza di primo e secondo livello.
Se cerco di usare strategie e tattiche per convincere gli altri a fare quello che voglio, a lavorare in maniera più motivata, a piacersi, mentre il mio stesso modo di essere denuncia chiaramente doppiezza ed insincerità, non posso pensare di avere un successo duraturo.
Il mio essere “doppio” genererà inevitabil-mente sfiducia, ed ogni cosa, anche supportata dalle migliori tecniche manageriali, sarà percepita come un tentativo di manipolazione.
Non farà alcuna differenza la mia capacità nell’usare la tecnica, non farà alcuna differenza quanto buone siano le mie intenzioni, se non esiste fiducia, o è molto scarsa, non ci sono le basi per un reale successo.
Concentrarsi solo sulla tecnica è come basare la propria vita scolastica esclusivamente sugli esami.
In questo modo si è promossi, magari anche con buoni voti, ma se non si lavora, giorno dopo giorno, non conosceremo mai veramente quanto abbiamo studiato né potremo sviluppare una vera istruzione.
Non avete mai pensato quanto sarebbe assurdo adottare un metodo del genere in una fattoria: dimenticarsi di seminare in autunno, non fare nulla per tutto l’inverno e la primavera, e poi sfacchinare in estate per raccimolare un po’ di raccolto?
Una fattoria è un sistema naturale. Il prezzo dev’essere pagato e il processo seguito. Si raccoglie sempre quanto si è seminato; non ci sono scorciatoie.
Questo principio è vero, in ultima analisi, anche nel comportamento umano, nelle relazioni. Anche questi sono sistemi naturali basati sulla legge del raccolto.
Molte persone dotate di una grandezza di tipo secondario – vale a dire il riconoscimento sociale per i loro talenti – sono prive dei valori fondanti, quali la bontà di carattere.
Prima o poi questo si evidenzierà in ogni relazione importante, sia con un socio d’affari, il coniuge, un amico o un figlio adolescente in crisi d’identità.
È il nostro carattere la cosa che comunica in modo più forte. Come una volta disse Emerson: “Quello che tu sei mi grida così forte nelle orecchie che non posso udire quel che dici”.
Quello che noi siamo esprime di noi stessi molto più di qualsiasi cosa noi diciamo o facciamo. Tutti noi lo sappiamo.
Ci sono persone di cui ci fidiamo ciecamente perché conosciamo il loro carattere. Che siano bravi comunicatori oppure no, che siano più o meno esperti nelle varie tecniche di gestione delle relazioni, in ogni caso noi abbiamo fiducia in loro, e lavoriamo con loro alla grande.
Il Profeta ﷺ disse:
“In verità, il più amato da me tra voi e il più vicino a me nel Giorno della Resurrezione è colui che ha il miglior carattere (akhlaq).” (Abu Dawud, Tirmidhi)
Nell’Islam ogni azione vale non per la sua forma esteriore ma per l’intenzione interiore.
“Le azioni valgono secondo le intenzioni, e ognuno avrà ciò che ha inteso.” (al-Bukhari, Muslim)
Una tecnica o un gesto buono senza sincerità rimane “doppio”. L’Islam insiste che se non c’è ikhlāṣ, tutto si svuota, proprio come Covey dice che senza fiducia non c’è base reale.
La legge del raccolto (si raccoglie ciò che si semina)
Il Qur’an usa un’immagine simile alla metafora della fattoria:
“Chi compie il bene, avrà [in cambio] dieci volte tanto, e chi compie il male non sarà retribuito che con l’equivalente, e non subirà ingiustizia.” (La Lettura, Qur'an Sura 6:160, il Bestiame)
E anche:
“Non è per l'essere umano che ciò che egli si sforza di ottenere. E il suo sforzo sarà visto. Poi gli sarà retribuito con la più equa delle ricompense.” (La Lettura, Qur'an Sura 53:39-41, La Stella).
Quindi: la vita e le relazioni sono campi di semina, e quello che seminiamo con il carattere e con la sincerità tornerà a noi.
Il Qur’an mette in guardia proprio da chi usa “tecniche” esteriori senza un cuore sincero:
"Quando li vedi, sei ammirato dalla loro prestanza; se parlano, ascolti le loro parole. Sono come tronchi appoggiati. Credono che ogni grido sia contro di loro. Sono essi il nemico. Stai in guardia. Li annienti Allah! Quanto si sono traviati!" (La Lettura, Qur'an Sura 63:4, Gli Ipocriti)
Questo è esattamente l’avvertimento di Covey: le migliori tecniche, senza autenticità interiore, si smascherano e generano sfiducia.
Riassumendo:
Grandezza primaria = ikhlāṣ (sincerità), akhlaq (buon carattere), taqwā (timore di Allah).
Grandezza secondaria = abilità sociali, eloquenza, immagine pubblica.
Legge del raccolto = quello che seminiamo in noi stessi e nei rapporti tornerà a noi.
Il messaggio islamico è che il carattere (akhlaq) e la sincerità (ikhlāṣ) sono ciò che costruiscono la fiducia, mentre le tecniche da sole, senza questo fondamento, rivelano solo ipocrisia e non portano successo duraturo.
Il potere di un paradigma
La parola paradigma viene dal greco; in origine era un termine scientifico, ma oggi è usato comunemente per indicare un modello, una teoria, un modo di percepire, un prospetto o un sistema di riferimento.
In senso più generale, è il modo in cui noi “vediamo” il mondo: non nei termini del senso fisico della vista ma nei termini del percepire, comprendere, interpretare.
Un modo semplice di comprendere i paradigmi è di vederli come mappe. Noi sappiamo bene che “la mappa non è il territorio”. Una mappa è semplicemente una rappresentazione di certi aspetti del territorio: ed è esattamente quello che fa un paradigma. È una teoria, una spiegazione, un modello di qualcos’altro.
Ciascuno di noi ha, nella propria testa, molte moltissime mappe, che possono essere divise in due categorie principali: mappe di come le cose sono (mappe della realtà) e mappe di come le cose dovrebbero essere (mappe dei valori).
Noi interpretiamo tutto quello che percepiamo attraverso queste mappe mentali. Raramente mettiamo in discussione la loro precisione, di solito non siamo neppure consapevoli di averle. Semplicemente presumiamo che il modo in cui vediamo le cose sia il modo in cui esse siano o in cui dovrebbero essere.
I nostri atteggiamenti e comportamenti nascono proprio da queste credenze.
Il modo in cui vediamo le cose è la fonte del nostro modo di pensare e del nostro modo di agire.
I paradigmi sono la fonte dei nostri atteggiamenti e comportamenti. Noi non possiamo agire in modo coerente al di fuori di essi. Semplicemente non possiamo mantenere la nostra integrità se agiamo in maniera diversa da come vediamo.
Cercare di cambiare gli atteggiamenti e comportamenti superficiali non ha un grande effetto sul lungo periodo, se non si analizzano i paradigmi fondamentali da cui tali atteggiamenti e comportamenti nascono.
Ciascuno di noi è portato a pensare di vedere le cose così come sono, di essere obiettivo. Ma la verità è un’altra.
Noi vediamo il mondo non come esso è, ma come noi siamo, come siamo condizionati a vederlo.
Quanto più noi siamo consapevoli dei nostri paradigmi, mappe o sistemi di riferimento, del modo in cui siamo stati influenzati dalla nostra esperienza, tanto più possiamo assumerci la responsabilità di questi paradigmi, esaminarli, testarli nella realtà, prestare ascolto ad altre persone ed essere aperti alle loro percezioni, ottenendo un quadro più ampio e una visione molto più obiettiva.