
Non sei per Grazia del tuo Rabbi, un folle.

Asociale
بِسْمِ ٱللَّهِ ٱلرَّحْمَـٰنِ ٱلرَّحِيمِ
In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericor-dioso
02. Non sei, per Grazia del tuo Rabbi, un folle!
(...)
05. Vedrai, e pure loro vedranno
06. chi di voi ha perso la ragione.
Sura 68, Il Calamo
Abbracciare l'islam, oggi, in Italia, ti colloca ai margini della società e ai confini della tua famiglia e del tuo gruppo di cosiddetti "amici"... ma non sei, per Grazia del tuo Rabbi, un folle.
Cosi com'è successo al Profeta (saas) e a tutti i primi Muslim (sottomessi a Dio)... Vedrai - e pure loro vedranno - chi di noi ha perso la ragione!

Se ami qualcuno, lascialo libero
Quando le persone ti abbandonano nei tuoi momenti più duri, non amareggiarti. Non lasciarti sopraffare dal dolore della loro assenza.
Invece cerca un Segno. Interpreta l'assenza come un sottile promemoria che ti ricordi che Allah vuole prendersi cura di te. Che Lui vuole che tu ti rivolga a Lui completamente, senza intermediari, senza distrazioni.
A volte Allah toglie le persone affinché tu capisca che Lui - e Lui solo - basta. Questo è più importante della sopravvalutata idea dell'amore di coppia nella nostra società occidentale!
Quindi non cercare rifugio in coloro che ti hanno lasciato; lasciali andare. Cerca rifugio in Colui che non ti ha mai lasciato.
"E confida in Allah. Allah è sufficiente come protettore."

Una Libera Scelta
L'islam non è una "religione" è un DIN e "din" in arabo non vuol dire "religione".
"Din" vuol dire: Giudizio.
L'islam è un Giudizio.
Un Giudizio è una decisione, una scelta ponderata che fai con la tua mente e con il tuo cuore.
L'islam è una libera scelta.
È un "din", un "giudizio" non una religione!
بِسْمِ ٱللَّهِ ٱلرَّحْمَـٰنِ ٱلرَّحِيمِ
In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericor-dioso
256. Non c'è costrizione nel giudizio. La Retta Via ben si distingue all'errore. Chi, dunque, rifiuta l'idolo e crede in Dio (Allah), si aggrappa all'impugnatura più salda, senza rischio di cedimenti. Allah è Audiente, Sapiente.
Sura 2, La Giovenca.

La Volontà
Non c’è una sola affermazione inequivocabile in tutta la Bibbia in cui Gesù (as) dice: “Io sono Dio” o dove dice: “Adorami”.
Infatti la Bibbia contiene affermazioni attribuite a Gesù (la pace sia su di lui) in cui egli predicava esattamente il contrario.
Le seguenti dichiarazioni nella Bibbia sono attribuite a Gesù Cristo (as):
1 - (...) la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
"cioè: Mio padre è più grande di me."
[Vangelo, Giovanni 14:24]
2 - Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
“Mio padre è più grande di tutti, ovvero in arabo: Allahu Akbar! ”.
[Vangelo, Giovanni 10:27-29]
3 - “...Io scaccio i demoni mediante lo Spirito di Dio...”
[Vangelo, Matteo 12:28]
4 - “...Io, con il Dito di Dio, scaccio i demoni....”
[Vangelo, Luca 11:20]
5 - «Io stesso non posso nulla: giudico come ascolto, e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato».
[Vangelo, Giovanni 5:30]
Chiunque dica "Non voglio la mia volontà, ma la volontà di Dio" in arabo si chiama muslim (sottomesso a Dio, musulmano) .
Gesù (as) era muslim (sottomes-so a Dio, musulmano) e predicava l'islam (la sottomissione a Dio).
[liberamente adattato da un post presente nella pagina "Islam Italia"]

Un Anello nel Deserto
Allahu Akbar" sono le prime parole che si recitano quando si fa la Salah, l'orazione.
"Allahu Akbar", Dio (Allah) è il Più Grande.
Più grande di ogni cosa conosciuta o sconosciuta, Dio (Allah) è più grande, molto più grande, dell'intero nostro universo.
Waki` narrò nel suo Tafsir che Ibn `Abbas disse: "Il Kursi è lo Sgabello (del Trono di Dio), e nessuno è in grado di dare la dovuta considerazione al Trono di Allah".
Al-Hakim riportò questo Hadith nel suo Mustadrak da Ibn `Abbas, che non lo riferì al Profeta (saas).
Al-Hakim disse: "È un Sahih secondo i criteri dei Due Sahih, e loro (Al-Bukhari e Muslim) non lo riportarono".
Inoltre, Ad-Dahhak disse che Ibn `Abbas disse:
"Se i sette cieli e le sette terre fossero appiattiti e disposti uno accanto all'altro, sommati, avrebbero la dimensione di un anello nel deserto, in confronto al Kursi".
"I sette cieli e la terra rispetto al Kursī (Sgabello) sono come un anello gettato in un vasto deserto. E il Kursī, rispetto al ‘Arsh (Trono), è come un anello gettato in un vasto deserto."
[dal Tafsir di Ibn Kathir]
Immagina, quindi, un piccolo anello buttato in mezzo al Sahara — praticamente invisibile, insignificante rispetto all’immensità del deserto. Così sono i sette cieli e la terra davanti al Kursī.
Poi il Kursī stesso, che già è immenso di per sé, è come quell’anello rispetto all’‘Arsh, al Trono di Allah.
Quando, nell'Islam, ci si riferisce ai Sette Cieli si considera il primo cielo come il cielo che vediamo davanti ai nostri occhi (cioè l'intero universo) e tutti gli altri cieli come regioni del creato che noi non possiamo né vedere né toccare.
La grandezza del Secondo Cielo è come la grandezza del Deserto del Sahara rispetto al Primo Cielo (il nostro universo) che è paragonabile all'anello del Tafsir di Ibn Kathir.
La grandezza del Terzo Cielo rispetto al Secondo è come quella del Deserto rispetto all'anello (e l'anello adesso è il Secondo Cielo).
E così via fino al Settimo Cielo... Questo è grande come il Deserto del Sahara se pensiamo che il Sesto Cielo è grande come un anello in quel deserto.
E sopra il Settimo Cielo (che adesso è grande come un anello) c'è lo Sgabello del Trono di Dio (il Kursi) che è grande come il deserto.
Riesci ad immaginare quanto è grande il Trono di Dio?
Per non parlare della Grandezza di Dio!
Allahu Akbar!

Il Ricordo Quotidiano
"بِسْمِ اللَّهِ الَّذِي لَا يَضُرُّ مَعَ اسْمِهِ شَيْءٌ فِي الْأَرْضِ وَلَا فِي السَّمَاءِ، وَهُوَ السَّمِيعُ الْعَلِيمُ"
Traslitterazione:
Bismillāhi alladhī lā yaḍurru maʿa ismihi shay’un fī al-arḍi wa-lā fī as-samā’, wa huwa as-Samīʿu al-ʿAlīm.
Traduzione:
"Nel Nome di Allah, nel cui Nome nulla può arrecare danno, né sulla terra né nel cielo. Ed Egli è Colui che tutto ode, Colui che tutto conosce".
Questo Dhikr (Ricordo, in arabo) è proprio come un'assicurazione, ma non con le aziende... Un'assicurazione direttamente con l'Uno Onnipotente.
Ti protegge dal male e dai danni.
Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) ha detto:
"Chi lo dice tre volte al mattino e tre volte alla sera, nulla gli arrecherà danno."
(Sunan Abi Dawud, hadith sahih secondo Al-Albani)
Benefici del dhikr:
* Protezione da ogni tipo di male, visibile e invisibile.
* Affidamento totale ad Allah.
* Rafforzamento della fede e del ricordo quotidiano di Allah.
Usato anche per protezione prima di uscire di casa, dormire o affrontare situazioni difficili.

L' Umiltà
بِسْمِ ٱللَّهِ ٱلرَّحْمَـٰنِ ٱلرَّحِيمِ
In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericor-dioso
19. Sii modesto nel camminare e abbassa la tua voce: invero la più sgradevole delle voci è quella dell'asino.
Sura 31, Luqman
Questo verso fa parte di una serie di consigli di etica e comportamento. Non riguarda il disprezzo degli asini, ma usa una metafora efficace per comunicare un messaggio:
1. "Sii moderato nel tuo passo"
— Invita all’equilibrio e alla dignità nel modo di camminare. Né con arroganza, né con debolezza.
2. "Abbassa la tua voce"
— L’umiltà si riflette anche nel tono di voce. Urlare è spesso segno di rabbia, ignoranza o arroganza.
3. "La voce più sgradevole è quella degli asini"
— L’asino raglia in modo forte, sgraziato, disturbante. È un’immagine simbolica per rappresentare chi parla troppo, senza grazia, senza contenuto o con arroganza.
L’Islam invita a bellezza nei comportamenti: nel muoversi, nel parlare, nel trattare gli altri.
L’umiltà non è solo un atteggiamento interiore, ma si manifesta nel corpo e nella voce.
Le parole devono essere misurate, gentili, appropriate. Chi urla o impone la sua voce somiglia – in senso figurato – al suono fastidioso dell’asino.

Ciò che Satana sa fare meglio
La nostra vita può finire in un batter d'occhio. L'Onnipotente può prenderci in qualsiasi momento. Non ha nulla a che fare con l'età, quindi non fatevi ingannare! Giovani o vecchi, quando sarà il vostro momento, ve ne andrete. Siate preparati. Non lasciatevi travolgere da questo mondo con desideri senza fine. Perché è ciò che Satana sa fare meglio!
[tradotto da un post della pagina Facebook di Mufti Menk]

Il momento in cui le illusioni cadranno
Nel Qur'an, l'Ora viene chiamata As-Sāʿah (ٱلسَّاعَة), ed è un concetto ricco di significato e mistero. Ecco come possiamo descriverla basandoci sul testo sacro:
1. È un Evento Inevitabile e Improvviso
L'Ora è descritta come qualcosa che verrà senza preavviso:
59. L’Ora verrà, senza dubbio, ma la maggior parte della gente non crede.
(Surah 40, Ghafir)
187. Ti chiederanno dell'Ora: “Quando giungerà?”. Di': “La conoscenza di questo appartiene al mio Rabbi. A suo tempo, non la paleserà altri che Lui. Sarà gravosa nei cieli e sulla terra, vi coglierà all'improvviso”. Ti interrogano come se tu ne fossi avvertito. Di': “La scienza di ciò appartiene ad Allah”. Ma la maggior parte degli esseri umani non lo sa.
(Sura 7, Al Araf)
Questo sottolinea l'importanza di essere sempre preparati spiritualmente, poiché nessuno conosce il momento in cui accadrà.
2. Segna la Fine del Mondo e l’Inizio della Vita Eterna.
L'Ora è la fine della vita terrena e l’inizio della Resurrezione (Al-Baʿth), del Giudizio (Al-Ḥisāb) e della ricompensa o punizione eterna.
3. È un Segreto Riservato Solo ad Allah
Il Qur'an afferma con chiarezza che solo Allah conosce il momento dell’Ora:
"Ti chiedono dell’Ora: 'Quando si realizzerà?' Dì: 'La scienza di ciò è solo presso il mio Rabbi...'"
(Surah Al-A‘rāf, 7:187)
4. È un Giorno di Immensa Grandezza.
Il Qur'an lo chiama "Yawmun ʿAẓīm" (un giorno immenso) e "Yawm al-Faṣl" (il giorno della separazione, del giudizio):
"Quel Giorno, gli esseri umani saranno come farfalle disperse, e le montagne come lana cardata."
(Surah Al-Qāriʿah, 101:4–5)
5. È Preceduta da Segni Specifici.
Anche se l'Ora arriva all'improvviso, il Qur'an e gli ḥadīth descrivono alcuni segni maggiori e minori che la precederanno. Alcuni dei maggiori includono:
* La comparsa di Ad-Dajjāl (l’Anticristo),
* La discesa di ʿĪsā (Gesù),
* L’uscita della Bestia della Terra (Dābbat al-Arḍ),
* Il sole che sorgerà da occidente.
In sintesi:
L'Ora è un punto di svolta cosmico e spirituale. È il momento in cui tutte le illusioni della vita terrena cadranno, e la verità sarà manifesta.
È un concetto che invita alla riflessione, alla responsabilità e alla preparazione interiore.

È tutto registrato
Dio lo giura sul Calamo.
La scrittura è sacra, la parola è responsabilità.
Ogni tua parola è scritta. Ogni tuo silenzio è registrato.
Domanda:
Cosa stai scrivendo nella tua vita, con le tue azioni ed i tuoi pensieri ?

Neppure il Figlio, ma solo il Padre
Quando è l'Ora? Ecco le risposte di Gesù (as) e Muhammed (saas)...
32 Quanto poi a quel giorno o a quell'Ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
(Vangelo, Marco 13)
187. Ti chiederanno dell'Ora: “Quando giungerà?”. Di': “La conoscenza di questo appartiene al mio Rabbi. A suo tempo, non la paleserà altri che Lui. Sarà gravosa nei cieli e sulla terra, vi coglierà all'improvviso”. Ti interrogano come se tu ne fossi avvertito. Di': “La scienza di ciò appartiene ad Allah”. Ma la maggior parte degli esseri umani non lo sa.
(Qur'an, Sura 7, Al Araf)
[liberamente adattato da un post presente nella pagina Facebook di Hussein Ibrahim]

L'assurdo Agnello che toglie i Peccati dal Mondo
Uno dei convertiti all'Islam racconta:
Stavo camminando con mio figlio e siamo passati davanti a una statua di Cristo vicino alla chiesa.
Mio figlio mi ha chiesto: chi è questo padre?
Gli ho detto: Questi è il Figlio di Dio!!
Mi ha detto: Perché lo hanno crocifisso?! Ha ferite sul corpo e il suo aspetto sembra debole. Mi dispiace per lui..!
Gli ho detto: È stato crocifisso perché i malfattori che non credevano in lui gli hanno fatto questo...!
Il ragazzo mi ha detto: Se è il Figlio di Dio, perché suo Padre non lo ha protetto? O perché non si è protetto come un dio potente da solo?!
Gli ho detto: Dio Padre lo ha scelto per espiare i nostri peccati. Ha tratto piacere dalla crocifissione di suo figlio perché la sua crocifissione è stata la redenzione per noi e l'espiazione per i nostri peccati!!
Mi ha detto: Padre, accetteresti che io sia crocifisso e soffra per qualcun altro quando potresti proteggermi!?
Ho detto: certo che no...!
Mio figlio ha detto: Come può Dio essere contento che facciano questo a Suo Figlio, quando Egli è capace di perdonare i nostri peccati senza torturare Suo Figlio e senza essere umiliato dalle mani degli uomini?!
Questo dialogo è stato il primo passo affinché il padre di quel bambino fosse guidato verso l'Islam!! Le domande del bambino hanno portato naturalmente il genitore alla verità!!
Come potrebbe una mente umana accettare questa convinzione?
Sia lode a Dio per la natura pura dell'Islam.. Nostro Dio, noi crediamo, quindi perdonaci e abbi pietà di noi e per la Tua misericordia rendici tra i Tuoi servitori giusti.
(Dt. Hassan al-Hussein)

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Lettere: ب (bā’) + ا (alif) + ب (bā’)
Traslitterazione: b - ā - b
Pronuncia: bāb
Significato: porta
Nota: l’alif allunga la “a”, quindi si legge “bāab”, non “bab”.

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Lettere: ن (nūn) + و (wāw) + ر (rā’)
Traslitterazione: n - ū - r
Pronuncia: nūur
Significato: luce
Nota: il wāw qui fa da vocale lunga “ū”.

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Lettere: ق (qāf) + ل (lām) + ب (bā’)
Traslitterazione: q - a - l - b
Pronuncia: qalb
Significato: cuore

Idolatrare la Libertà
"Non lo faccio per gli uomini. Spogliarsi è un gioco, significa Libertà", dichiara una nota cantante italiana.
Cosa deve intendersi qui per "Libertà"?!
1. Libertà come Affermazione di Sé?
Quando qualcuno dice che mostra il proprio corpo per libertà, spesso intende:
* Libertà dai giudizi altrui.
* Libertà da ruoli imposti (es. “la donna deve coprirsi”).
* Libertà di disporre del proprio corpo.
Ma questa è una libertà "da qualcosa" (vincoli sociali, moralismi, sguardi maschili), non necessariamente una libertà "per qualcosa" (uno scopo più alto, una visione etica, un bene condiviso).
E qui c'è un primo punto critico: la libertà come mera rottura di vincoli non è sufficiente a darle senso.
Cioè, stai dicendo stro...ate.
2. Il Mito della Libertà?
Oggi spesso la libertà è confusa con l’autodeterminazione senza limiti: “sono libero se faccio ciò che voglio, come voglio, quando voglio”. Ma questa visione:
* non tiene conto delle conseguenze sugli altri;
* ignora il fatto che non siamo isole, ma esseri sociali e relazionali;
* e, paradossalmente, può portare a nuove schiavitù: dipendenza dal giudizio sociale, dall’attenzione, dalla conferma esterna (per esempio, tramite like e visibilità).
Che "gioco" è ti faccio vedere il seno o il sedere... E poi basta?!
È lo stesso "gioco" di: faccio vedere un pollo arrosto ad un affamato... E poi basta.
Che "gioco" è?!?!
3. La nudità allora è usata come strumento di potere...
Nel contesto popolare e mediatico, l'esibizione del corpo viene spesso giustificata con la libertà, ma è anche una forma di potere mediatico:
* attira attenzione,
* aumenta la visibilità,
* monetizza il corpo come immagine pubblica.
Quindi il messaggio è: “non lo faccio per gli uomini”, ma intanto si beneficia di una cultura visiva profondamente orientata al desiderio maschile e alla sessualizzazione del corpo femminile.
Qui entra il paradosso: è davvero libertà se si agisce dentro un sistema che ha già definito i parametri di ciò che viene premiato?
Forse il nodo sta proprio nel tipo di libertà che vogliamo coltivare:
* C’è una libertà superficiale, che si limita a fare ciò che si vuole.
* E c’è una libertà profonda, che riguarda chi stiamo diventando come persone, cosa scegliamo di essere nonostante le pressioni esterne.
La vera libertà potrebbe non essere mostrare tutto perché posso, ma scegliere con consapevolezza cosa mostrare e perché — magari per preservare un'intimità, per rispetto verso sé stessi o per comunicare un messaggio diverso.

Quando la libertà è solo fare quello che voglio senza preoccuparmi degli altri, allora è un’illusione, e spesso nasconde altro: vuoto, ribellione cieca, conformismo mascherato da emancipazione.
E non è nemmeno "Libertà", si chiama: Anarchia.
Oggi molte scelte vengono fatte senza responsabilità verso gli altri. Questo è un segno di anarchia, non di vera libertà.
La vera libertà non è dire “faccio quello che voglio”, ma dire: “scelgo il bene, anche quando potrei scegliere il piacere o il potere”.
E questo vale per tutti, uomini e donne.

IL MITO DELLA LIBERTÀ E LA VERA AUTODETERMINAZIONE.
La libertà, come spesso viene intesa oggi, è un concetto che rischia di essere ridotto a una mera illusione di autodeterminazione assoluta.
Viviamo in una società che celebra l’idea di essere liberi di fare ciò che vogliamo, senza limiti. Tuttavia, questa visione può essere fuorviante. Quando si parla di "libertà" in un contesto sociale, non possiamo dimenticare che siamo esseri relazionali, inseriti in un sistema che influenzano gli altri e che, inevitabilmente, le nostre scelte hanno delle conseguenze.
La vera libertà non è semplicemente la libertà di agire senza limiti, ma la libertà di scegliere consapevolmente e responsabilmente cosa è meglio non solo per noi, ma anche per chi ci sta attorno. Un'azione che si basa sull’auto-determinazione, ma che non considera le conseguenze sugli altri, può facilmente sfociare in anarchia, dove si perde il senso di comunità, di responsabilità reciproca e, soprattutto, di rispetto per il bene collettivo.

GLI ANNI '60 DEL SECOLO SCORSO: UNA RIBELLIONE CON RADICI PROFONDE.
Negli anni '60, il corpo delle donne diventa uno strumento di protesta e affermazione di sé. La cultura patriarcale, che imponeva rigide regole su come le donne dovevano vestirsi e comportarsi, veniva sfidata da un movimento che cercava di riscrivere le norme sociali. L’abito, in quel contesto, non era solo un’espressione di stile, ma una dichiarazione di liberazione: si trattava di rifiutare il controllo che la società patriarcale esercitava sul corpo femminile, e di affermare la propria auto-determinazione.
Questo non significava che tutte le donne si spogliassero per lo stesso motivo, ma che il movimento enfatizzava una scelta di libertà e autodeterminazione. Vestirsi come si voleva, mostrarsi senza vergogna, diventava simbolo di una resistenza a un sistema che relegava le donne a una posizione passiva, da "custodire" e "contenere". La ribellione non era solo visibile, ma profonda: il corpo diventava il campo di battaglia per una rivoluzione culturale.

LA PARADOSSALE EVOLUZIONE DEL CORPO COME MERCE.
Oggi, nel XXI secolo, la libertà di esprimersi e di "mostrarsi" è stata ampiamente assorbita dal mercato, con un'industria che ha trasformato il corpo stesso in un prodotto da vendere.
Paradossalmente, quello che inizialmente era un atto di emancipazione è diventato una forma di conformismo, in cui il corpo è spesso utilizzato per ottenere attenzione, approva-zione e successo.
In un mondo iperconnesso e dominato dai social media, c'è una spinta incessante a mostrarsi, a essere "visti", e questo genera un circolo vizioso in cui la libertà si trasforma in una corsa al riconoscimento esterno.
La vera libertà di scelta oggi, in un mondo così commercializzato e mediato, non è più tanto nel mostrarci o nasconderci, ma nel decidere perché facciamo ciò che facciamo. Agire senza una riflessione profonda sulle motivazioni che ci spingono rischia di essere una prigione in cui ci ritroviamo a rincorrere il piacere immediato e il consenso altrui, senza costruire una vera autodeterminazione consapevole.

LA LIBERTÀ CONSAPEVOLE: OLTRE L'ANARCHIA.
La vera libertà, quella che porta alla crescita personale e sociale, non è la libertà di agire senza pensare.
La libertà non è solo la capacità di fare ciò che vogliamo, ma la responsabilità di fare ciò che è giusto, non solo per noi, ma per gli altri.
Agire senza limiti può sembrare libertà, ma spesso è un invito all’anarchia sociale: vivere solo per soddisfare desideri momentanei, senza pensare alle conseguenze.
La libertà vera si basa sulla capacità di decidere consapevolmente, senza forzature esterne, in modo che ogni azione non sia una risposta passiva alla cultura dominante, ma una vera affermazione di sé.
Essere liberi di essere ciò che siamo, senza conformarsi, senza cercare l’approvazione altrui, ma con un senso di responsabilità sociale e interpersonale.
La libertà non può essere confusa con l’anarchia, e non può nemmeno ridursi a una mera rottura di vincoli sociali.
Quello che era considerato un atto di emancipazione negli anni '60 del secolo scorso oggi rischia di diventare parte di un sistema che svende la libertà, trasformandola in una merce.
La libertà autentica deve essere consapevole, non solo esteriore.
È una libertà che va coltivata con responsabilità, che non si ferma alla superficie, ma che entra in profondità, nell'auto-determinazione consapevole di chi siamo e di cosa vogliamo diventare.

LA RIBELLIONE DELL'ESSERE UMANO CHE CREDE DI BASTARE A SÉ STESSO.
بِسْمِ ٱللَّهِ ٱلرَّحْمَـٰنِ ٱلرَّحِيمِ
In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericor-dioso
06. Kalla! Invece l'essere umano si ribella,
07. appena ritiene di bastare a sé stesso.
Sura 96, L' Aderenza
In questo verso del Qur'an Allah ci mette in guardia contro la ribellione dell'ego.
Questo ci ricorda che la vera libertà non nasce dal fatto di credere di poter fare a meno di Dio, ma dalla sottomissione a Lui e dall'accettazione dei Suoi insegnamenti.
La ribellione nasce nel momento in cui l’essere umano pensa di essere autosufficiente, di poter determinare autonomamente cosa sia giusto o sbagliato, senza riferirsi a una fonte più alta di saggezza.
In questo contesto, la scelta di mostrarsi vestiti o semi-nudi senza riflettere su ciò che Dio ha insegnato attraverso il Qur'an potrebbe essere un esempio di questa ribellione dell'ego.
Quando decidiamo, come esseri umani, di determinare da soli cosa sia giusto in merito al nostro corpo, senza alcun riferimento alla saggezza divina, stiamo ignorando la guida di Dio e, di fatto, ci stiamo “ribellando” alla Sua Volontà.

IL QUR'AN E I CRITERI DELL' ABBIGLIA-MENTO.
Nel Qur'an, Allah non ci lascia nell'incertezza su come dovremmo comportarci riguardo al nostro abbigliamento, ma ci fornisce linee guida chiare. Due versetti fondamentali che trattano di questo sono:
31. E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.
(Sura 24, La Luce)
59. O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.
(Sura 33, I Coalizzati)
Questi versi stabiliscono chiaramente l'abbigliamento come uno strumento di rispetto verso sé stessi, verso gli altri e verso la comunità, non come una scelta individuale fine a sé stessa.
La modestia è centrale in questo insegnamento, non solo come una forma di comportamento, ma anche come un aspetto esteriore che riflette un principio più profondo di sottomissione a Dio e di rispetto per la propria dignità..

LA LIBERTÀ E LA SOTTOMISSIONE A DIO.
Nel contesto di quanto detto, la libertà nel Qur'an non è la libertà assoluta che permetterebbe di fare ciò che si vuole senza limiti.
Piuttosto, la vera libertà è quella che si ottiene attraverso la sottomissione alla Volontà di Dio.
Quando ci sottomettiamo a Lui, riconosciamo di non essere autosufficienti e di non poter determinare autonomamente cosa è giusto.
Ecco perché, nel contesto dell’abbigliamento, seguire le linee guida stabilite nel Qur'an è una forma di libertà autentica: si tratta di una libertà che nasce dalla consapevolezza di non essere soli, di non dover fare affidamento solo su noi stessi.

IL PONTE TRA LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ.
Se consideriamo la libertà come auto-sufficienza, possiamo facilmente scivolare nella ribellione, nel rifiuto delle leggi divine e nella convinzione che siamo noi a decidere cosa è giusto o sbagliato, senza alcun limite.
Tuttavia, la vera libertà è quella che deriva dalla responsabilità di seguire ciò che Allah ci ha insegnato.
La nostra libertà è proporzionata alla nostra obbedienza alla Sua Volontà.
Nel caso dell'abbigliamento, la modestia imposta nel Qur'an non è una privazione della libertà, ma una protezione della nostra dignità e una forma di libertà più profonda: la libertà di non essere schiavi del desiderio altrui, di non ridurre il corpo a un oggetto da esibire per cercare approvazione o visibilità.
Il concetto di libertà nel Qur'an è profondamente legato alla sottomissione a Dio e alla respons-abilità verso la comunità.
Non è una libertà che ci spinge a fare ciò che vogliamo senza pensare alle conseguenze, ma una libertà che ci invita a fare ciò che è giusto, sapendo che le nostre azioni influenzano non solo noi stessi, ma anche gli altri.
Quindi, quando ci poniamo di fronte alla domanda su come dovremmo mostrarci, come vestirci, dovremmo ricordare che la nostra libertà di scelta è una libertà che deve essere consapevole.
E, come ci insegna il Qur'an, questa consapevolezza ci guida a rispettare i criteri divini sull'abbigliamento, che non sono limitazioni alla nostra libertà, ma strumenti per una libertà più autentica.

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Bayt > Casa
Scrittura: بيت
Pronuncia: bayt
Sillabe: ba + yt
ب (bāʼ) = suono "b"
ي (yāʼ) = suono "i" o "y"
ت (tāʼ) = suono "t"
La "ai" in bayt suona come in "mai" (in italiano).

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Kitab > Libro
Scrittura: كتاب
Pronuncia: ki-tāb
Sillabe: ki + tāb
ك (kāf) = suono "k"
ت (tāʼ) = suono "t"
ا (alif) = allunga la ā
ب (bāʼ) = suono "b"

IMPARIAMO L'ARABO
*******************

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Madrasa > Scuola
Scrittura: مدرسة
Pronuncia: mad-ra-sa
Sillabe: mad + ra + sa
Molto simile alla parola "madrasa" che esiste anche in italiano (madrasa islamica).

IMPARIAMO L'ARABO
*******************
Shams > Sole
Scrittura: شمس
Pronuncia: shams
Sillabe: shams
ش (shīn) = suono "sh"
م (mīm) = suono "m"
س (sīn) = suono "s"

Quello che non sapevi
عَلَّمَ ٱلْإِنسَـٰنَ مَا لَمْ يَعْلَمْ
"Allama al-insana ma lam ya'lam"
"Ha insegnato all’essere umano ciò che non sapeva".
Rende l’idea che Dio ha già donato all’essere umano l’insegnamento.
L’uso di ʿallama all’inizio e lam yaʿlam alla fine crea un contrasto potente:
> Dio ha insegnato
→ all’essere umano ciò che prima l'essere umano non sapeva affatto.
Questo rafforza il concetto: senza l’insegnamento divino, l’essere umano è ignorante.
Risveglia gratitudine: tutto il nostro sapere è un dono.
Invita all’umiltà: l’essere umano è inizialmente vuoto.
Stimola alla ricerca: se Dio ha insegnato, bisogna imparare.

Centralità del sapere scritto
Questo verso (Qur’ān 96:4) eleva la scrittura a fonte nobile del sapere.
"Qalam" (penna, calamo) è simbolo della trasmissione duratura della conoscenza.
Nell’epoca della rivelazione, dove la trasmissione orale dominava, questo è rivoluzionario.
Il sapere non è solo ispirazione divina, ma anche trasmissione scritta e... lettura (iq'ra!).

Leggere
Iqraʾ wa-rabbuka al-akram
→ Leggi, e il tuo Rabbi è il più Generoso
Dio ordina di leggere, ma poi rassicura:
Non temere: il tuo Rabbi è il più generoso.
Questo rafforza l’idea che la conoscenza è un dono, non un peso.
L’atto di leggere non viene richiesto come dovere arido, ma come via verso un dono immenso.
È come se Dio dicesse:
"Entra nel mondo della conoscenza. Non avere paura: ti sto guidando Io, il più Generoso."

La scienza del ʿilm al-rijāl
La scienza di ʿIlm al-Rijāl secondo Ahl al-Sunnah wa al-Jamāʿah.
La ʿIlm al-Rijāl (علم الرجال), ovvero la "scienza degli uomini", è una delle discipline più raffinate e rigorose sviluppate dagli studiosi Sottomessi a Dio (Muslim, musulmani). Essa si occupa dell’analisi critica dei trasmettitori del ḥadīth, e riveste un’importanza capitale per la salvaguardia della Sunnah del Profeta ﷺ.
Questo ramo della scienza islamica ha le sue fondamenta nel Libro di Allāh e nella Sunnah autentica, come applicata dai Compagni, dai Tabiʿīn e da coloro che li seguirono nel bene — secondo il manhaj salafī.
1. Origine e importanza della scienza
I Salaf (pii predecessori) hanno sempre dato grande attenzione alla trasmissione del sapere.
Dice Allāh:
{يَا أَيُّهَا الَّذِينَ آمَنُوا إِنْ جَاءَكُمْ فَاسِقٌ بِنَبَإٍ فَتَبَيَّنُوا}
“O voi che credete, se un malvagio vi porta una notizia, verificate (la sua veridicità)” (La Lettura, Qur'an, Sura al-Ḥujurāt, 49:6, Le Stanze Intime)
Questo versetto fu la base su cui si costruì l’obbligo di verificare la catena di trasmissione (isnād) e il carattere di coloro che riportavano il ḥadīth.
Fu detto da Ibn Sīrīn (رحمه الله):
"لم يكونوا يسألون عن الإسناد، فلما وقعت الفتنة قالوا: سمُّوا لنا رجالكم، فيُنظر إلى أهل السنة فيُؤخذ حديثهم، ويُنظر إلى أهل البدع فلا يُؤخذ حديثهم."
"Non chiedevano (inizialmente) dell’isnād, ma quando scoppiò la fitna, dissero: ‘Nominateci i vostri uomini!’ Così si guardava a chi seguiva la Sunnah e si prendeva il suo ḥadīth, mentre si evitava chi seguiva le innovazioni.” (Riportato da Muslim nel Muqaddima del suo Ṣaḥīḥ, n. 27)
2. L’oggetto della scienza
La ʿIlm al-Rijāl si focalizza su:
Identificazione precisa del trasmettitore: nome completo, kunya, nisba.
Integrità morale (ʿadālah): rettitudine, religiosità, allontanamento dai peccati e dalle innovazioni.
Accuratezza (ḍabṭ): memoria, attenzione nel riportare, fedeltà nel trasmettere.
Contemporaneità e possibilità di incontro tra trasmettitore e maestro (liqa’).
Ijāza (autorizzazione a trasmettere) o forme equivalenti (samaʿ, munāwala, kitāba, ecc.).
3. I fondamenti salafiti nella valutazione
Gli studiosi salafiti — tra cui grandi imām del ḥadīth come al-Bukhārī, Muslim, Yaḥyā ibn Maʿīn, Aḥmad ibn Ḥanbal, Ibn Abī Ḥātim, al-Dhahabī, Ibn Ḥajar — seguirono criteri rigorosi, con timore di Allāh e senza faziosità.
Fu detto da al-Bukhārī:
"أرجو أن ألقى الله ولا يُحاسبني أني اغتبت أحدًا"
"Spero di incontrare Allāh e che non mi rimproveri per aver parlato male di qualcuno"
Ciò indica che il jarḥ wa-taʿdīl (critica e lode dei trasmettitori) non era mossa da odio personale, bensì da zelo per il proprio Giudizio (din) .
4. La distinzione tra ʿIlm al-Rijāl e ʿIlm al-Tarājim
È corretto distinguere tra:
ʿIlm al-Rijāl: scienza mirata alla valutazione dei narratori nell’ambito dell’autenticità del ḥadīth.
ʿIlm al-Tarājim: scienza delle biografie, più ampia e talvolta storiografica, senza giudizi tecnici sul grado di affidabilità per la trasmissione.
La confusione tra le due nasce da una lettura non specialistica. I salaf distinguerono nettamente tra il riwāyah (trasmissione) e la dirāyah (analisi e critica), lasciando strumenti chiari per ogni campo.
5. Benefici della scienza e sua attualità
Salvaguarda la Sunnah da aggiunte e menzogne.
Rende possibile il taḥqīq (verifica) del grado dei ḥadīth: ṣaḥīḥ, ḥasan, ḍaʿīf…
Serve come modello scientifico: rigorosità, documentazione, catene di trasmissione.
Offre dati biografici e storici che hanno valore anche per lo studio della civiltà islamica.
6. Parole dei grandi salaf sull’importanza dell’isnād
ʿAbd Allāh ibn al-Mubārak disse:
"الإسناد من الدين، ولولا الإسناد لقال من شاء ما شاء."
"L’isnād fa parte del Giudizio (din). Senza isnād, chiunque direbbe ciò che vuole." (Muqaddima Ṣaḥīḥ Muslim)
7. Conclusione
La scienza di ʿIlm al-Rijāl è una delle glorie intellettuali dell’Islām, sviluppata da Ahl al-Sunnah wa al-Jamāʿah con l’obiettivo di proteggere il Giudizio (din). Il manhaj salafī si fonda su questa disciplina nella distinzione tra i ḥadīth autentici e quelli inventati o deboli, evitando l’uso di fonti inattendibili o corrotte. È dovere dei ricercatori sinceri oggi tornare a questi fondamenti, abbandonando l’imitazione cieca di chi prende ogni ḥadīth senza verifica.
Perfetto! Procediamo allora con un approfondimento dettagliato delle fonti principali della scienza di ʿIlm al-Rijāl secondo Ahl al-Sunnah wa al-Jamāʿah e il manhaj salafī, e con la spiegazione dei livelli di classificazione dei narratori (ṭabaqāt al-ruwāt e marātib al-jarḥ wa-l-taʿdīl).
I. Le principali fonti di ʿIlm al-Rijāl secondo i Salaf
I grandi imām del ḥadīth hanno redatto opere fondamentali che raccolgono informazioni biografiche, valutazioni critiche e catene di trasmettitori. Tra le più celebri:
1. Al-Kāmil fī Ḍuʿafāʾ al-Rijāl – Ibn ʿAdī (m. 365H)
Include narratori deboli, ma menziona anche chi ha trasmesso con precisione.
Ottimo per confrontare diverse opinioni su un trasmettitore.
2. Al-Jarḥ wa al-Taʿdīl – Ibn Abī Ḥātim al-Rāzī (m. 327H)
Un capolavoro enciclopedico che classifica i narratori e riporta i giudizi dei salaf.
Raccoglie pareri di: Aḥmad ibn Ḥanbal, Yaḥyā ibn Maʿīn, ʿAlī ibn al-Madīnī, ecc.
3. Tahdhīb al-Kamāl – al-Mizzī (m. 742H)
Riunisce biografie dei trasmettitori citati nei sei libri principali (al-kutub al-sittah).
Opera madre di Tahdhīb al-Tahdhīb di Ibn Ḥajar.
4. Tahdhīb al-Tahdhīb – Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī (m. 852H)
Riassunto commentato del Tahdhīb al-Kamāl con giudizi critici.
Usato come riferimento per classificare i trasmettitori.
5. Mīzān al-Iʿtidāl – al-Dhahabī (m. 748H)
Biografie di trasmettitori controversi, deboli o accusati di innovazione.
Ma con obiettività e rigore salafita.
6. Tārīkh Baghdād – al-Khaṭīb al-Baghdādī (m. 463H)
Contiene biografie di narratori, studiosi e personalità vissute a Baghdad.
Utilissimo anche per confrontare le generazioni e i contatti tra narratori.
II. Livelli dei narratori e classificazione
A. Le ṭabaqāt (generazioni)
Gli studiosi dividono i narratori in generazioni in base alla loro epoca e alla loro connessione con il Profeta ﷺ:
1. Ṣaḥāba (Compagni)
2. Tābiʿīn (Successori)
3. Atbāʿ al-Tābiʿīn (Terza generazione)
4. E così via…
Questo è utile per valutare la continuità della catena: ogni narratore deve avere potuto incontrare chi gli ha trasmesso il ḥadīth (liqā’).
B. I gradi del jarḥ wa al-taʿdīl (critica e lode)
I sapienti hanno stabilito una scala di giudizio, positiva o negativa, in base al contenuto dei ḥadīth e alla condotta del narratore:
Lode (taʿdīl) — in ordine decrescente:
1. Thiqah thabt – affidabilissimo e preciso
2. Thiqah – affidabile
3. Ṣadūq – verace ma con memoria più debole
4. Layyin al-ḥadīth – debole ma non accusato
5. Ḥasan al-ḥadīth – accettabile in alcuni contesti
Critica (jarḥ) — in ordine crescente di gravità:
1. Layyin – leggermente debole
2. ḍaʿīf – debole
3. Munkar al-ḥadīth – trasmette ciò che altri non riportano
4. Matrūk – abbandonato
5. Kadhdhāb / Wāḍiʿ – bugiardo o inventore di ḥadīth
Nota: Il jarḥ esplicito e motivato ha precedenza sul taʿdīl generico, secondo il manhaj salafī.
III. Criteri salafiti per accettare un ḥadīth
Il manhaj salafī, seguendo le regole dei grandi muhaddithīn, stabilisce che un ḥadīth è ṣaḥīḥ solo se:
1. La catena è continua (ittiṣāl al-isnād)
2. Tutti i narratori sono ʿādil (retti) e ḍābiṭ (precisi)
3. Il ḥadīth è esente da anomalie (shudhūdh)
4. Non presenta difetti occulti (ʿillah khafiyyah)
IV. Opinione di studiosi contemporanei salafiti
Gli studiosi salafiti moderni come:
Shaykh al-Albānī (m. 1420H)
Shaykh Ibn Bāz (m. 1420H)
Shaykh al-ʿUthaymīn (m. 1421H)
hanno continuato questa tradizione, criticando gli ḥadīth deboli o inventati e invitando a verificare sempre secondo i criteri dei salaf. Al-Albānī in particolare ha compilato opere fondamentali come Silsilat al-aḥādīth al-ṣaḥīḥa e al-Ḍaʿīfa.
Grado - Termine Arabo - Significato - Giudizio
1 - ثقة ثبت (thiqah thabt) - Completamente affidabile e preciso - Accettato
2 - ثقة (thiqah) - Affidabile - Accettato
3 - صدوق (ṣadūq) - Verace, memoria media - Accettato con riserva
4 - حسن الحديث (ḥasan al-ḥadīth) - Accettabile nel contenuto - Accettato
5 - لين (layyin) - Debole, ma non mentitore - Debole
6 - ضعيف (ḍaʿīf) - Debole - Rigettato
7 - منكر الحديث (munkar al-ḥadīth) - Contraddice narratori affidabili - Fortemente rigettato
8 - متروك (matrūk) - Abbandonato per debolezza grave - Rigettato
9 - كذاب (kadhdhāb) - Bugiardo accertato - Hadith falsificato
10 - وضاع (wāḍiʿ) - Inventore di hadith - Hadith falsificato
Nota: I termini possono variare leggermente tra gli studiosi, ma il principio salafī è: la giustizia (ʿadālah) e la precisione (ḍabt) sono essenziali per l'accettazione.
II. Differenze tra il metodo di al-Bukhārī e Muslim
Entrambi i due grandi imām, al-Bukhārī e Muslim, compilarono le raccolte più autentiche di hadith, ma con criteri differenti:
1. Al-Imām al-Bukhārī (m. 256H)
Più rigoroso: richiede che i due narratori abbiano vissuto nello stesso luogo ed epoca e sia provato l'incontro reale (liqā’ muḥaqqaq).
Usa frasi esplicite come: "ḥaddathanā", "samiʿtu", ecc.
Evita hadith con qualsiasi sospetto di discontinuità, anche se minimo.
Seleziona hadith con alta ripetizione e catene multiple per rafforzarne l’autenticità.
2. Al-Imām Muslim (m. 261H)
Leggermente più permissivo: accetta anche solo la possibilità dell’incontro (imkān al-liqā’), purché non ci siano elementi contrari.
Utilizza formule più generali: "ʿan", "qaala", ecc.
Si concentra su catene coerenti e costanti da un narratore allo stesso Shaykh.
Il suo criterio è comunque elevatissimo, solo lievemente più flessibile rispetto a al-Bukhārī.
Conclusione: entrambi seguono i criteri della Ummah e dei Salaf al-Ṣāliḥ, e i loro libri sono i più autentici dopo il Qurʾān. Tuttavia, il Ṣaḥīḥ di al-Bukhārī ha il primo posto per rigore.
III. I criteri per considerare un ḥadīth "ḥasan" (buono)
Secondo gli studiosi salafiti come al-Tirmidhī, Ibn Rajab, al-Albānī, il ḥadīth ḥasan è quello che:
1. È trasmesso da un narratore verace (ṣadūq), ma con memoria non perfetta.
2. Ha una catena di trasmissione ininterrotta (muttaṣil).
3. Non è shādh (anomalo), cioè non contraddice narratori più affidabili.
4. Non presenta ʿillah (difetti nascosti).
Definizione salafita (riassunto):
"Mā rawāhu ṣadūq yuṣību wa yākhta’, lam yushadh wa lam yuʿlal."
(Quello che è narrato da un verace che a volte sbaglia, senza stranezze né difetti)
Esempio:
Un ḥadīth con catena:
ʿAbd Allāh ibn Luhayʿah → ʿAmr ibn al-Ḥārith → Abū Hurayrah
Ibn Luhayʿah è ṣadūq, ma debole nella memoria, quindi:
Se il ḥadīth è supportato da altri (shawāhid), può essere considerato ḥasan li-ghayrihi (buono grazie ad altri appoggi).
Se è isolato, può restare ḍaʿīf, secondo il contesto.
IV. I falsificatori (kadhdhābūn) smascherati dai Salaf
I Salaf non tolleravano nessun tipo di alterazione della Sunnah. Alcuni esempi:
1. Abū Miḥnaf Lūṭ ibn Yaḥyā (m. 157H)
Tacciato di menzogna da Yahyā ibn Maʿīn e al-Bukhārī.
Diffondeva racconti sciiti e storie inventate su Karbalāʾ.
Giudizio: Kadhdhāb — narratore da rigettare totalmente.
2. Ibn ʿAdī menziona: Muḥammad ibn Saʿīd al-Maṣlūb
Catturato e giustiziato per aver falsificato ḥadīth sul merito del Levante.
Diceva: "Se vedi Muḥammad ibn Saʿīd trasmettere ḥadīth, sappi che è falso!"
3. ʿAbd al-Karīm ibn Abī al-Mukhāriq
Accusato di invenzione deliberata di ḥadīth su virtù specifiche.
Ibn Ḥibbān disse: "Era solito inventare ḥadīth."
Affermazione di Sufyān al-Thawrī:
"Al-kadhibu ʿalā Rasūlillāh ﷺ akbaru min al-kufr"
(Mentire sul Messaggero ﷺ è peggio dell'incredulità)
V. Glossario salafita dei termini di critica
1. العدالة (ʿAdālah)
Indica l’integrità morale e religiosa del narratore. Un trasmettitore deve essere musulmano, adulto, sano di mente, privo di peccati gravi e conosciuto per la sua rettitudine.
2. الضبط (Ḍabt)
Si riferisce alla precisione nella trasmissione. Il narratore deve possedere una memoria affidabile o avere annotazioni scritte verificate, per garantire l’esattezza del contenuto trasmesso.
3. متصل (Muttaṣil)
Un ḥadīth si dice "muttaṣil" quando la sua catena di trasmissione (isnād) è continua, senza interruzioni, e ogni narratore ha ricevuto direttamente da chi lo precede.
4. منقطع (Munqaṭiʿ)
Significa che la catena di trasmissione è interrotta in un punto qualsiasi, ovvero manca un narratore noto oppure non è dimostrata la connessione tra due trasmettitori.
5. مرسل (Mursal)
È un tipo specifico di "munqaṭiʿ", in cui un tābiʿī (seguace dei Compagni) omette il nome del Compagno (ṣaḥābī) che ha sentito direttamente dal Profeta ﷺ.
6. شاذ (Shādh)
Un ḥadīth è definito "shādh" se contraddice un altro ḥadīth più forte o trasmesso da narratori più numerosi e affidabili. Nonostante il narratore sia affidabile, il ḥadīth è respinto.
7. معضل (Muʿḍal)
Quando mancano due o più narratori consecutivi nella catena, il ḥadīth viene definito "muʿḍal". Questo ne indebolisce fortemente l’affidabilità.
8. معلق (Muʿallaq)
Un ḥadīth è "muʿallaq" quando uno o più narratori all'inizio della catena sono omessi, come spesso avviene nei Ṣaḥīḥ di al-Bukhārī, con lo scopo di sintesi.
9. علة (ʿIllah)
Un "ʿillah" è un difetto nascosto, spesso noto solo agli esperti di ʿilm al-ḥadīth, che rende il ḥadīth debole nonostante all’apparenza possa sembrare autentico.
10. وضاع (Wāḍiʿ)
Il "wāḍiʿ" è il fabbricatore di ḥadīth, colui che inventa deliberatamente una narrazione e la attribuisce falsamente al Profeta ﷺ o ad altri. È il grado più basso tra i trasmettitori.
VI. Conclusione :
La scienza del ʿilm al-rijāl è una delle salvaguardie più nobili della Sharīʿa, istituita da Allāh tramite i Salaf per preservare la purezza della Sunnah.
Disse Ibn Sīrīn (m. 110H):
"Inna hādhā al-ʿilma dīn, fa-unẓurū ʿamman ta’khudhūna dīnakum."
(Questa scienza è giudizio, quindi badate da chi prendete il vostro giudizio.)[Muqaddima Ṣaḥīḥ Muslim]
Lodo Allah, l'Onnipotente, che ci ha benedetto con la scienza degli hadith e le sue scienze correlate, rendendola uno dei mezzi più importanti per trasmettere e documentare la legge islamica per le generazioni successive. In questo articolo abbiamo trattato un argomento di grande importanza, ovvero la scienza degli uomini (ʿilm al-rijāl), che è una delle scienze più profonde nell'Islam, contribuendo a correggere la nostra comprensione degli hadith e a mostrare come trattare le catene di trasmissione e determinarne l'affidabilità o la debolezza.
La scienza degli uomini non riguarda solo lo studio dei nomi e delle genealogie, ma è una scienza che riflette la precisione e l'affidabilità di ciò che ci è stato trasmesso dalle parole e azioni del Profeta ﷺ. Grazie ad essa possiamo conoscere le persone che hanno portato la responsabilità di trasmettere la legge dalla generazione dei Compagni (Ṣaḥābah) a quelle successive, determinando la loro veridicità e integrità, il che contribuisce a garantire che la Sunna sia preservata da qualsiasi alterazione o cambiamento.
Chiediamo ad Allah, l'Onnipotente, di concederci successo nella ricerca del sapere e di renderci tra coloro che seguono il libro e la Sunna con il giusto intendimento dei nostri antenati salafiti. Gli chiediamo anche di benedire la nostra conoscenza e di renderci tra coloro che sono sinceri nelle loro trasmissioni e praticano ciò che hanno appreso. Amin.
Rafik Medjaouri (Al jazaïri)