Il Paradigma dell'Islam

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07 – I principi

Nella visione di Stephen R. Covey, per condurre una vita all’impronta dell’efficacia necessaria a coronare con il successo la nostra esistenza, al centro della nostra ruota-paradigma dovremmo avere i principi e mai uno qualsiasi degli altri argomenti visti sin ora ( beni, famiglia, denaro, lavoro, eccetera ).

I principi di cui parla Covey sono universali, atemporali e si trovano in tutte le culture del mondo. L’essere degno di fiducia, per esempio è uno dei principi che Covey incoraggi a mettere al centro e, senza mai darne un elenco veramente esaustivo, cita molti altri principi in ogni suo libro. Ho il sospetto possa essere stata una scelta commerciale per non dire specificatamente che al centro dovrebbe starci Dio e fare così in modo che anche coloro che si dichiarano non-credenti, atei, agnostici e quant’altro potessero accedere ai contenuti delle 7 Abitudini e a tutta la filosofia che vi ruota intorno. Osservando il mondo dal paradigma dell’Islam dietro ogni principio morale c’è Dio. Dio è la Fonte del nostro innato senso morale. Osservando il mondo da qualsiasi altro paradigma i principi sono innati nella maggior parte degli esseri umani per non si sa quale motivo, o sono dettati da una sempre misteriosa coscienza, che si può avere o meno – ma si crede l’abbiamo tutti: è solo il caso di adoperarla o meno.

I principi sono come i fari, diceva Covey – riferendosi alla storia della nave da guerra e al cambio di rotta di 20 gradi. Siamo noi a doverci adattare a loro. Sono leggi naturali che non possono essere infrante. I principi a cui mi riferisco – scriveva ancora Covey ne Le 7 Abitudini delle Persone Altamente Efficienti non sono idee esoteriche, misteriose o “religiose”. Questi principi fanno parte di tutte le principali religioni, di tutte le filosofie e di tutti i sistemi etici. Sono auto-evidenti e possono essere facilmente riconosciuti da ciascuno di noi, come facenti parte della condizione umana, della coscienza. Sembrano esistere in tutti gli essere umani, indipendentemente dalla classe sociale e dal loro aspetto, anche se possono essere indubbiamente oscurati da situazioni di mancanza di lealtà o disonestà.

I principi di cui parla mascherano l’idea di Dio, la sottintendono, lasciandola alla discrezione del lettore con l’intento di rendere accessibile la sua filosofia a chiunque. Ma la prima domanda da farsi per riuscire a disegnare e a comprendere meglio il proprio paradigma è proprio questa: Dio esiste? Dalla risposta a questa domanda è possibile cominciare a tracciare una mappa della società e di se stessi.

Gli esseri umani sono liberi di scegliere se credere o meno in Dio, e da questo fatto dipende il loro comportamento sul pianeta Terra. Alcuni, pur non credendo, si attengono ad un comportamento che in qualche modo mette al centro del loro paradigma gli stessi principi di cui parlava Covey; altri mentono, rubano, ingannano e tradiscono sia in situazioni che loro reputano non gravi, di poco conto, sia fino agli eccessi della criminalità organizzata. A questi riguardi mi viene in mente la figura di Bernardo Provenzano, il braccio destro ed il successore di Salvatore Riina alla guida della famiglia mafiosa che negli anni 80 del secolo scorso fu alla ribalta della cronaca a seguito di numerosi stragi compiute a danno di personaggi come Falcone, Borsellino, Giuliano, Dalla Chiesa e di tutti gli uomini e le donne che costituivano le loro scorte. A modo suo, Provenzano era un credente – o per lo meno, si dichiarava tale. Allo stesso modo penso ai terroristi di Al-Qaeda… molti tra i non-credenti hanno subito additato le religione come fonte pericolosissima di terrore, ma la religione, o meglio il giudizio in merito all’esistenza di Dio e a ciò che ne consegue ha ben poco a che vedere con aerei dirottati contro grattacieli e bombe piazzate sotto casa di madri di magistrati. E’ il paradigma che comanda. Se al centro del tuo paradigma metti il NEMICO, sei in guerra e pensi cose e adotti comportamenti da guerra contro il nemico che è il tuo scopo di vita, la tua missione. Nella mente di Bin Laden e dei suoi compagni c’era il nemico America al centro del loro paradigma e Dio era diventato solo uno degli argomenti circostanti; nella mente di Riina, Provenzano e altri c’era il nemico Stato Italiano.

Ciò che metti consapevolmente o inconsapevolmente al centro del tuo paradigma guida la tua vita, le tue azioni, i tuoi pensieri e le tue emozioni. Questo fatto non sarà mai ripetuto abbastanza.


08 – Il Creatore

Così la base di ogni paradigma è la nostra idea riguardo Dio. Esiste? Non esiste? È un’invenzione, una favola degli antichi? I non-credenti potranno obiettare a questa mia scelta preferendo l’ipotesi di Covey nella quale alla base dei paradigmi ci sono i principi eterni ed immutabili nello spazio e nel tempo – e comunque, anche Dio è Eterno e Immutabile nello spazio e nel tempo. Permettimi però di condurti verso il mio punto di vista, almeno per un po’. Alla fine sarai libero di scegliere quello che credi meglio: sei un essere umano, sei sempre libero di scegliere.

Abbiamo due strade davanti a noi. Nella prima scriveremo che Dio esiste, nell’altra che Dio non esiste. Andremo così a cominciare il disegno dei due paradigmi che dividono l’umanità in due parti.

Queste due diverse convinzioni hanno sicuramente dei riferimenti che le rendono tali e le rinforzano. Le due fazioni che le sostengono le hanno in qualche modo assorbite dal loro ambiente o dalla loro educazione, dalle loro conoscenze o dalla loro cultura, o le hanno formate in base ad altre idee o convinzioni che hanno avuto e nutrito nel corso della loro esistenza. Come ci si può convincere che Dio esista e come ci si può convincere del contrario?

Il profeta Abramo arrivò a convincersi che Dio esisteva solo con il ragionamento – sembra sia stato e sarà l’unico essere umano che ci sia riuscito. Vissuto in un epoca che era invasa da molteplici idoli e deità, riusciva a percepire la falsità e l’assoluta fragilità di tutte quelle idee che a detta dei suoi simili influivano sulle e nelle loro vite. Non riuscivi ad avere figli? C’era la dea della Fertilità che al prezzo di qualche sacrificio ti avrebbe fatto avere figli. Era un po’ come oggi con i santi del cristianesimo, con la sola differenza che loro sono considerati come intermediari mentre al tempo di Abramo erano idoli, dèi non umani. A dirla tutta, la Chiesa li considera come intermediari ma la gente crede davvero che Padre Pio, la Madonna e Santa Rita e tutti gli altri santi del paradiso cattolico operino miracoli qui sul pianeta Terra nonostante siano tutti esseri umani morti molto tempo fa. Ma torniamo ad Abramo.

Quello che non tornava al ragionamento di Abramo era che gli sembrava molto improbabile che quella moltitudine di dèi riuscissero ad avere il rispetto reciproco necessario a qualsiasi associazione si possa immaginare. Se, per esempio, c’era un dio della Sterilità che per qualche oscura ragione la imponeva ad un uomo o ad una donna e questi, rivolgendosi al dio della Fertilità riuscissero ad avere un figlio, il dio della Sterilità cosa faceva?! Subiva la sconfitta in silenzio? Ma era un dio! oppure no? C’erano dèi forti e dèi deboli, gli spiegavano i suoi simili, ma l’idea di un dio debole non trovava posto nel paradigma di Abramo. Un dio o era Forte, Onnipotente e Onnipresente o non era un dio. A queste condizioni, ne poteva esistere Uno Solo. Anche le storie tramandateci dai greci circa il loro pantheon di dèi sono assolutamente umane e non divine. Se Dio esiste può esserci solo Lui come dio, il resto sono illusioni.

Così Abramo iniziò a contestare apertamente gli idoli dei suoi simili, che in fondo anche noi adesso possiamo confermare erano solo statue fabbricate da qualche essere umano, e si ritrovò in una situazione molto pericolosa. Legato al culto che ogni essere umano poteva avere per quei particolari dèi vi era un giro di affari che manteneva viva e florida l’economia del posto e rinunciarvi perché non ci si poteva spiegare bene come molti dèi potessero convivere non era una buona ragione per abolire tutti gli dèi.

Abramo cercava Dio e Dio si fece trovare. Questo schema rientra anche nei moderni approcci alla crescita interiore e non solo interiore: se cerchi qualcosa e mantieni una perseveranza sufficiente, quel qualcosa si fa trovare. Al giorno d’oggi la maggior parte delle persone non cerca Dio. Ha sentito parlare della Sua Esistenza, ci crede, non ci crede. Non cercandoLo non dedica sufficiente pensiero alla questione e nell’ottica moderna Dio è comunque rilegato ad una semplice questione personale. Gli aggregati umani, gli Stati, sono laici, Dio non è più – secondo loro – il Fautore della Storia, Dio interviene nelle nostre vite solo se Lo preghi e Lo supplichi e spesso le preghiere dei molti restano disattese.

L’essere umano moderno non sa cosa sia pregare, o meglio adorare Dio. La preghiera moderna è una richiesta di benefici da elargire solo perché Lui può o potrebbe. Pregare oggi è come andare in banca a chiedere un prestito. Molti se lo vedono negato… non per questo smettono di credere nelle banche, però. Con Dio è diverso, perché Lui – sempre nell’ottica moderna – è il Padre e nel paradigma di molti è come se ognuno di noi è un bambino che si attende dai propri genitori un responso positivo ed immediato ad ogni sua richiesta. Il bambino piange ed i genitori obbediscono.

Ti do una cattiva notizia: non è così che funziona il mondo. Un neonato non può scappare o combattere e nemmeno riconoscere un pericolo, il meglio che può fare è mettersi a gridare a ogni novità piacevole o piangere a ogni novità spiacevole; reagisce così ad ogni stimolo in modo che il genitore possa soccorrerlo. Nel tempo, sviluppa una specie di furbizia, una forma di intelligenza calcolata perché impara presto il metodo del pianto al quale segue l’attenzione immediata del genitore – un po’ come i cani di Pavlov.

Ma non è così che funziona il mondo. Il meglio che tu puoi fare non è paragonabile al meglio di un neonato, e il Padre tuo celeste, lo sa.


09 – L’intelligenza

Definita la base del nostro disegno, è proprio questo il livello successivo: l’intelligenza. Oramai è assodato che non si può più parlare di una sola e semplice intelligenza. Riconosciamo oltre alla classica intelligenza matematica, anche un’intelligenza emotiva, un’intelligenza collettiva, artificiale e chissà quante altre. Anche la furbizia è una forma di intelligenza. Potremmo semplificare la questione definendo l’intelligenza – in qualsiasi campo la volessimo applicare – come la capacità di comprendere, la facoltà di capire.

I nostri scienziati - e tutti i non-credenti - ritengono che sia una proprietà del nostro cervello... misteriosa, inesplorata e incomprensibile. Nessuno sa spiegare il meccanismo della propria intelligenza. Le nuove ricerche puntano ad indentificare il numero più alto possibile di collegamenti tra i neuroni e, con ogni collegamento che si riesce ad individuare si disegna una mappa sempre più precisa che descrive il funzionamento della nostra mente. Ma non si arriverà mai a comprendere fino in fondo l'intelligenza perché - grosso modo - abbiamo tutti gli stessi neuroni e gli stessi collegamenti neuronali però Einstein intuì la relatività e la maggior parte di noi ancora non capisce nemmeno di cosa si stia parlando. Adesso stai leggendo - o ascoltando - queste parole e - mi auguro, almeno - che stai riuscendo a comprenderle. Come fai? Io stesso mentre le metto insieme, le scrivo, le pronuncio non so spiegarti come faccio.

Una volta, ero molto piccolo, uno dei miei zii mi portò con lui nella sua casa di campagna e mentre eravamo lì dopo pranzo sotto il sole caldo della Piana di Catania mi fece notare che alcune formiche andavano e venivano sul grosso cornicione delle scale che portavano a casa. Mi strizzò l'occhio e mi disse: "Ti faccio vedere una cosa". Prese un fiammifero da cucina, uno di quelli belli grossi e lo mise coricato sul cornicione. Una delle formiche che passava di la si fermò come a studiarlo, si avvicinò alla punta, lo percorse fino alla fine e poi se ne andò. Tutto qui? pensai io, ma mio zio mi fece cenno come a dire: aspetta, sii paziente. Dopo qualche secondo un esercito di formiche si presentò nel cornicione, tutte insieme presero il grande fiammifero, se lo caricarono sulle spalle e - anche scendendo in verticale dal cornicione! - lo portarono nella loro tana! Non ho mai dimenticato la meraviglia che provai. Da quel giorno le formiche mi sono sempre state molto care. Una formica, voglio dire... che creatura meravigliosa! Così piccola eppure... così intelligente!

Adesso, hai presente il cervello di una formica? Quanto può essere grande paragonato con il nostro?! Eppure quel piccolo coso le basta per innumerevoli operazioni. Da dove viene l'intelligenza sociale delle formiche? La loro reazione agli stimoli è pressoché prestabilita, è vero, ma il meccanismo della loro intelligenza è straordinario. E inspiegabile. Dopo l'esperienza fatta alla Piana di Catania, per lunghi anni ogni volta che mi capitava a tiro una formica mi fermavo ad osservarla, come fa a coordinare le sei gambe? mi chiedevo e mi chiedo ancora. Ed io? Tu? Come facciamo a coordinare i nostri movimenti?! Adesso, insieme a me, solleva il dito indice della mano destra come ad indicare il numero uno. Sollevalo e portalo nuovamente giù, e ancora: sollevalo e riportalo giù. Puoi spiegarmi, per favore, come fai?! Che i nostri cari scienziati ci dicano che il pensiero corre attraverso il sistema nervoso non mi aiuta a capire il COME.  

Come facciamo ad imparare le cose? Chi ce le insegna?! Spesso, all'improvviso, mentre cerchiamo di risolvere un problema abbiamo un'intuizione, si forma un'immagine mentale più o meno precisa della soluzione. E' la nostra intelligenza, ci viene spiegato. Si, va bene, l'ho capito! Ma come è possibile?!  

Nel paradigma dell'Islam è tutto molto chiaro: è Dio che insegna. Dio è Presente, sempre. Ci osserva, ci aiuta, ci guida, ci parla ( e noi all'improvviso intuiamo la soluzione del nostro problema ) ma se nel nostro paradigma non ci sono basi sufficienti per accettare quest'idea allora il mondo cambia assetto e ci convinciamo che è la nostra intelligenza a fare il lavoro. Nel paradigma del non-credente tutto dipende dall'assetto molecolare dei nostri cervelli. Secondo questa Visione del Mondo, personaggi come Einstein, Leonardo da Vinci e molti altri hanno avuto la cieca fortuna di nascere con un assetto celebrale particolare che ha permesso loro di concepire e intuire e comprendere cose che a noi comuni mortali non è possibile comprendere se non di rimando, studiando attentamente e con molto impegno le loro idee. E questa cosa è creduta molto fortemente, è una ferma convinzione presente nel paradigma di molti. Peccato che nessuna indagine microscopica e nessuno studio abbia mai confermato questa ipotetica realtà. Il cervello di un genio è perfettamente uguale al cervello del salumiere del nostro supermercato. E al nostro.

Se possiamo vantare qualcosa di nostro al riguardo della nostra intelligenza è la volontà di predisporsi all'ascolto, di impiegare la meravigliosa macchina che abbiamo ricevuto in dono all'ascolto della Voce di Dio. Come fece Abramo.